Il drago di Klagenfurt e le sue ossa

castel Tentschach a Klagenfurt. Immagine generata da PlaygroundAILa finta storia del drago di Klagenfurt inizia in una casa modesta, qualche secolo fa. Un giovane era seduto su uno sgabello al tavolo di cucina e stringeva di nascosto la mano di sua sorella. La madre e il padre attesero che bevesse, si schiarisse la voce e prendesse fiato. “Mamma, papà, ho deciso cosa voglio fare da grande.” disse il giovane. “Voglio diventare negromante“.

La madre sbarrò gli occhi e si portò una mano sulla bocca “Negromante?” Il ragazzo annuì. “Ma tua nonna e tuo nonno erano fabbri e tuo padre continua il lavoro di famiglia. Vuoi abbandonare la tradizione? Chi manderà avanti la nostra bottega?”
La sorella alzò la mano, pronta a cogliere quell’opportunità, ma il resto della famiglia la ignorò. Il giovane rispose prontamente “Le prime persone che contatterò appena ne sarò capace saranno proprio i nonni!”

Il padre appoggiò una mano callosa sul tavolo e si sporse in avanti. “Figliolo, sei certo di questa decisione? Non sarà facile trovare un maestro che ti insegni il mestiere. Pensaci, se anche lo trovassi, non sarà una vita semplice”.
Il giovane scrollò le spalle. “Lo so, papà, ma non mi importa. Voglio imparare a creare pozioni magiche. Trovare tesori nascosti interrogando i morti… Non voglio più lavorare nella vostra bottega, anche se vi voglio bene”.

La madre si alzò dalla sedia e andò a controllare se i panni stesi erano asciutti. Il padre restò un attimo sovrappensiero. “Vedremo di trovare qualcuno in città.” La sorella fece spallucce e uscì dalla stanza a capo chino.

La pozione del negromante

Boccetta in frantumi con pozione magica che diede vita al drago di KlagenfurtDue anni dopo, il giovane negromante si affrettava lungo le strade di Klagenfurt, con una pozione stretta in mano. Era la sua prima consegna, lontano dalla sicurezza della bottega del suo maestro. Mentre camminava, provò più volte il discorso da fare. Entrò nel cortile dello scultore Ulrich Vogelsang. Lui non c’era, così il ragazzo si mise a curiosare tra i bozzetti e i modellini della fontana a cui l’artigiano stava lavorando. Vide le ossa di un vero drago montate all’interno di una corazza di rame, evidentemente Vogelsang le stava studiando per usarle come ispirazione per scolpire una bestia verosimile. Probabilmente era proprio per vedere come si muoveva la bestia che lo scultore aveva chiesto la pozione. Una goccia e l’immagine eterea del drago si sarebbe mossa davanti ai suoi occhi. Una goccia soltanto, si sarebbe raccomandato per sottolineare la potenza della pozione. A quel punto avrebbe fatto una pausa e si sarebbe goduto l’ammirazione del cliente.

Mentre camminava, il vento iniziò a soffiare più forte, scompigliandogli capelli e gonfiando il suo mantello. Cercò di tenere la pozione al sicuro, ma una folata particolarmente forte gliela strappò dalle mani. La pozione volò attraverso l’aria e cadde sul modello in rame. Il ragazzo si precipitò e vide la boccetta infranta in mille pezzi.

Arretrò guardandosi attorno per capire se qualcuno si era accorto di quello che aveva fatto, ma il cortile era deserto. Mentre fissava tristemente la pozione che si diluiva in rivoletti verdastri e si infiltrava tra le placche di rame, le zampe del drago cominciarono a tremare. La testa  si sollevò e gli occhi si accesero di una luce blu. La sagoma pulsò di una luminescenza innaturale e il negromante capì con orrore che aveva accidentalmente dato vita al drago con la sua pozione. Scappò a gambe levate.

Il risveglio del drago

Lindwurm. Statua del drago di KlagenfurtIl drago era una creatura tozza, color verderame. Il corpo era coperto di squame metalliche che una volta costituivano la copertura del modello. Le ali membranose erano ripiegate contro il corpo. La coda, lunga e flessibile, si agitava nell’aria, facendo risuonare le placche di metallo come una campana. La testa era massiccia, la mandibola si apriva e chiudeva, mostrando file di denti affilati come rasoi. Il drago si guardò attorno, ringhiò, e dalle sue narici divamparono fiamme verdi.

Il giovane negromante si era chiuso alle spalle la porta della casa dei suoi genitori. Mise la spranga e si sedette, facendo finta di non sapere nulla di quanto era successo. Una donna gridò correndo lungo la strada, poi qualcosa di grosso andò in frantumi. Altre voci si aggiunsero alla sua: uomini che chiamavano i soldati, bambini che piangevano, cani che guaivano… Il negromante chiuse anche gli scuri delle finestre, si rifugiò ne suo letto, si avvolse nelle coperte e si tappò le orecchie. Era finita la sua breve carriera di negromante e iniziava una nuova vita da codardo.

Il pericolo per la famiglia

Quando venne sera, il ragazzo sedeva ancora al tavolo della cucina, con una tazza di tisana ormai fredda davanti a sé e lo sguardo perso nel vuoto. Era così immerso nei suoi pensieri che non sentì  entrare la sorella. “Ehi, per fortuna sei qui”, disse lei, sorridendo e dandogli un abbraccio. “Mamma e papà ti hanno cercato ovunque!”.

Il negromante sentì un tuffo al cuore. I suoi genitori lo stavano aspettando, tutti avevano un fagotto in mano e dalle bisacce sporgevano delle provviste raccolte in tutta fretta. Sua sorella, non potendo portarsi via l’incudine, aveva preso il martello più grande che era riuscita a trovare in bottega e se lo era legato alla cintura.
“Che cosa c’è?”, chiese il ragazzo, cercando di nascondere la paura che gli attanagliava lo stomaco.
“È successo qualcosa a Klagenfurt”, rispose il padre. “Un drago sta distruggendo la città. Dobbiamo andar via il prima possibile o moriremo tutti!”

Era diventato la causa della più grande minaccia che la città avesse mai affrontato. Aveva dato vita al drago di Klagenfurt. Fu la paura negli occhi di sua sorella a fargli trovare il coraggio di cui difettava.

L’ammissione dell’errore

negromante in laboratorioIl ragazzo si incamminò verso la bottega del suo maestro e quando varcò la soglia lo trovò intento a fare i bagagli.
“Maestro, ho bisogno di parlare con voi.” disse con voce tremante.
Il maestro posò il cristallo che stava incartando e si voltò verso di lui. “Finalmente sei arrivato! Sbrigati ad aiutarmi mentre parli, non hai sentito che dobbiamo sloggiare in fretta? Occupati dei libri, prendi solo quelli che ancora non ti ho fatto studiare!”
Il ragazzo si schiarì la gola e ammise: “Sono stato io, maestro. La pozione che dovevo consegnare è caduta sulle ossa che Vogelsang stava studiando e le ha infuse di nuova vita. L’ho creato io il drago che ora minaccia la città.”

Il maestro sbatté le palpebre per la sorpresa, poi si accigliò. “Sei impazzito? Non avresti mai dovuto creare una pozione per ridare vita a un animale morto di quelle dimensioni, per giunta corazzato!”
Il negromante abbassò lo sguardo, pieno di vergogna. “Lo so, maestro.”
“Hai disposto le offerte per placare la fame del drago?”
“No, non avevo nulla con me. Sono scappato. Mi dispiace moltissimo. Ho rovinato la vita di molte persone.”
Il maestro indicò la direzione della porta. “Sì, fai bene a dispiacerti. La tua carriera come negromante è finita!”

Il ragazzo annuì, accettando la sua punizione. Il maestro però smise di fare i bagagli e si illuminò “Ora però che sappiamo perché quella bestia ha iniziato a muoversi, sappiamo anche come fermarla!” Presto, prendi quel bauletto di ingredienti e quella traduzione di Origene e seguimi! Sbrigati, dobbiamo fare in fretta!”

Il rituale al cimitero

negromante al cimiteroIl negromante corse accanto al suo maestro fino al cimitero di Klagenfurt. Il maestro si fermò davanti alla prima tomba, quella di un uomo che aveva servito la città come cavaliere. “Questo è un uomo che ha dimostrato il suo coraggio e la sua lealtà,” disse il maestro, “sarebbe perfetto per combattere il drago.”

Il ragazzo annuì, ma vista l’ultima esperienza fatta, era titubante. “Morto da centoventanni. Se lo riportiamo in vita, potrebbe non essere lo stesso che è stato una volta. Potrebbe non essere in grado di combattere.”
Il maestro sorrise e posò una mano sulla spalla del ragazzo. “Il suo spirito guerriero sarà ancora lì, anche se il suo corpo è cambiato. Non ti preoccupare, lo vedrai.”
Frugò nella bisaccia e mise una boccetta in mano al ragazzo. Tolse il tappo di cera a una boccetta simile, poi versò poche gocce sulla terra davanti alla lapide. La pozione sfrigolò appena toccato il suolo e si dissolse in vapori bluastri. “Cinque gocce, non di più! Evita i morti di peste e quelli uccisi dagli stenti negli anni di carestia. Prendi solo i caduti in battaglia, mi raccomando!” Il ragazzo annuì e si mise all’opera.

I due si ritrovarono poco dopo davanti a una cripta. “Quanti?” chiese il maestro facendo gocciolare l’ultima dose della pozione sul terreno. “Ventitré.” rispose il ragazzo estraendo il libro degli incantesimi e aprendolo alla pagina indicata da un segnalibro di fettuccia rossa. “Dovrebbero bastare!” Il maestro dispose le ciotole davanti alla cripta. Riempì la prima di latte e miele, la seconda di vino rosso e la terza del sangue di un ariete e di una capra nera. Quando fu il momento di pronunciare l’evocazione, il maestro fece cenno al ragazzo di avvicinare una candela al libro per leggere senza errori. La terra si agitò e si sollevò, i corpi tornarono in vita e si alzarono dalle loro tombe.

La lotta tra i defunti

Cimitero con fuochi fatuiI guerrieri marciarono verso il centro della città, da dove le grida e le fiamme giungevano più alte. Accerchiarono il drago, cercando un punto debole. Le lame delle spade scintillarono alla luce del fuoco.

Il drago batté le ali e si erse sulle zampe posteriori, falciando gli uomini con colpi di coda. I cavalieri non si fecero intimidire. Colpirono con forza, spezzando le ossa alla creatura. Il drago barcollò, poi cadde a terra con un tonfo che fece tremare la città. La bestia, però, non poteva morire una seconda volta e continuò a sputare fuoco.

Il ragazzo si sentì tirare il mantello. Sua sorella era uscita di casa e puntava il dito verso il drago. “Scommetto che quelle fiamme sono caldissime. Potremmo usarle per arroventare dei pezzi di metallo e, con quelli, saldare le piastre del drago l’una all’altra. “Genio!” rispose il ragazzo prendendo il martello che lei gli porgeva. “Mettiamoci al lavoro” rispose lei rimboccandosi le maniche.

I due fratelli lavorarono tutta la notte mentre i guerrieri distraevano il drago con attacchi mirati.

Inchiodarono le piastre al drago, una dopo l’altra, finché alla fine l’intera creatura fu bloccata di nuovo nella sua forma. Con un sorriso stanco, il negromante pulì il sudore dalla fronte e si avvicinò alla sorella. Guardò il drago, ora immobile e silenzioso, e sentì un senso di pace. Il suo lavoro era finito. La città di Klagenfurt era al sicuro.

Epilogo

guerrieri ombraIl gruppo di guerrieri, con le loro armi ancora impregnate del sangue del drago, si radunò attorno al negromante e al suo maestro. Gli eroi, una volta eroi orgogliosi della loro città, ora erano solo scheletri animati dalla magia.

Si guardano i brandelli di carne putrefatta che penzolano dalle ossa. Cercarono le loro famiglie tra la folla, senza trovarle. Videro i due negromanti e si strinsero intorno a loro. “Perché ci avete fatto questo?” chiese un guerriero.

Il negromante indietreggiò, improvvisamente consapevole del prezzo delle proprie azioni. “Avevamo davvero bisogno di voi…”
Il guerriero guardò l’apprendista, che stringeva ancora il suo martello tra le mani.
“Lui aveva bisogno e ha combattuto per risolvere il problema. Tu che cosa hai fatto, a parte risvegliarci?”
Con un grido di vendetta, si lanciarono contro l’uomo che li aveva condannati alla vita eterna e le loro mani si chiusero intorno alla gola del maestro.

Da quel giorno in poi, gli eroi vagano tra le città europee in cerca di altri negromanti. La loro missione è convincerli, con le buone o con le cattive, a lasciare in pace i morti. Viaggiano senza bisogno di riposarsi e senza mai fermarsi.
Uno di loro è rimasto davanti al drago di Klagenfurt, con la mazza chiodata in mano. Si tiene pronto a colpire, casomai ce ne dovesse essere ancora bisogno.

Note e curiosità

La vera fontana del drago di Klagenfurt in Carinzia (Austria) è di clorite, una roccia verde, e la statua che ha di fronte rappresenta Ercole.
Lo scultore Ulrich Vogelsang la progetta e costruisce nel 1590. Usa come modello per la testa del drago proprio il calvarium (cranio privo della mandibola) di un rinoceronte lanoso (Coelodonta antiquitatis) dell’Età glaciale, rinvenuto nella Fossa del Drago a nord di Klagenfurt qualche decennio prima.
Il Lindwurm di Klagenfurt è il primo tentativo di ricostruzione di un animale del passato. Anticipa di molti secoli i dinosauri a grandezza naturale realizzati per l’Esposizione Universale di Londra del 1885.

Non c’è traccia di negromanti nella leggenda originale, mi piaceva l’idea di ridar vita alle ossa del drago di Klagenfurt e quindi mi sono inventata i personaggi che potessero farlo. Infine, la prima stesura di questo racconto l’ho fatta fare a chatGPT. Potete riconoscere lo stile dell’Intelligenza Artificiale nella descrizione del drago. Le altre parti del racconto sono state pesantemente rimaneggiate e le frasi suggerite dalla IA non ci sono quasi più. Le immagini le ho generate usando Playground AI.

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