Qualche settimana prima di morire, l’idra conosciuta con il nome di Talafsa si stava godendo il fresco della sera sguazzando pigramente in una pozza d’acqua circondata da palme, a loro volta circondate da una distesa sterminata di dune di sabbia.
A qualche settimana di marcia da lì, quella sera, due fratelli erano in piedi accanto a un albero d’arancio, nel cortile della loro casa. Il fratello maggiore, con la bisaccia già sulla spalla, si voltò verso il più giovane. “È ora che inizi a camminare, altrimenti domattina la carovana sarà troppo lontana per trovarla tra le dune.” bisbigliò senza togliere lo sguardo dalla stella che avrebbe guidato i suoi passi. Il minore appoggiò una mano sul tronco dell’arancio e il maggiore vi mise sopra la sua prima di continuare “Ricordati di curare questo albero, voglio tornare a mangiare le sue arance un giorno.”
Il minore annuì, cercando di trattenere le lacrime. Il maggiore gli mise l’altra mano sulla spalla “Quest’albero nel frattempo saprà raccontarti di me. Ogni volta che guarderai le sue foglie, saprai che sono vivo.”
“E ogni volta che le foglie cambieranno colore,” rispose il minore, “saprò che stai affrontando nuove sfide, crescendo e diventando più forte.”
Si scambiarono un abbraccio lungo e stretto. “Quando tornerò,” disse il maggiore, “saremo entrambi più grandi e più forti.”
Il giovane viaggiò per settimane, inseguendo la fortuna che gli nascondeva gloria e avventure sempre dietro una duna più lontana. Un giorno, le foglie dell’albero d’arancio ingiallirono. Vedendo il cambiamento, il fratello minore capì che presto sarebbe accaduto qualcosa di notevole. “Stai per trovare ciò che cercavi, fratello! Inshallah!”
La lotta contro Talafsa
Il giovane era appena arrivato in un’oasi. Il sole era alto nel cielo quando si avvicinò all’acqua per dissetarsi. Una ragazza piangeva abbracciando il secchio, i suoi singhiozzi risuonavano nel silenzio del pomeriggio.
“Perché piangi?” chiese il giovane.
“Sono la figlia dello sceicco,” rispose la ragazza tra i singhiozzi. “E quest’acqua appartiene all’idra a sette teste, Talafsa. Ogni anno, per darci il permesso di bere, la bestia esige di mangiare una ragazza. Oggi è il mio turno.”
“Non essere così sicura di conoscere il tuo destino. Forse Allāh ha altri piani per te, oggi.”
Proprio in quel momento una delle teste dell’idra emerse dalle acque. Con un ruggito che fece tremare la terra, Talafsa attaccò, sputando un getto di veleno così forte da spingere indietro l’eroe di alcuni passi. Il ragazzo si protesse con lo scudo, ma il veleno era così potente che parte della sua armatura si sciolse, lasciando la pelle esposta ai morsi della bestia. Avrebbe avuto mille buone ragioni per ritirarsi, ma non lo fece. Estrasse la sua spada e, con un grido di sfida, colpì la testa della Talafsa, spezzandola in due.
Ma Talafsa non era sconfitta. Con un ruggito di rabbia, fece emergere una seconda testa, poi una terza, e via via tutte le altre. Ogni volta, l’eroe rispondeva con un colpo di spada, ma ogni volta era più stanco, più debole e più lento nello schivare gli attacchi, mentre le teste erano sempre agili e saettanti.
L’ultima testa uscì dall’acqua sicura di averla vinta su quell’ostinato ma stremato giovane. Indugiò un attimo di troppo per godersi l’agonia del ferito e quel momento bastò alla ragazza per lanciare il secchio attorno alla testa della bestia, facendo fare alla corda un giro completo al collo. Quando l’idra se ne accorse, strattonò con forza la corda, fino a soffocarsi.
Il giovane fu curato e viziato in tutti i modi possibili fino al giorno in cui tornò a casa per far conoscere la sua sposa a suo fratello. Trovò il fratello curioso di sapere perché l’arancio fosse in fiore proprio in quel momento.
Differenze tra idra di Lerna e Talafsa
La Talafsa del Nord Africa è un drago acquatico femminile della mitologia libica, diffuso in tutta l’Africa del Nord e in particolare nei racconti Kabyles e Rifains. Infesta le foreste e le montagne, o si nasconde nelle sorgenti e nei punti d’acqua indispensabili per gli abitanti rurali. Essendo la padrona delle fontane e dei pozzi, può ricattare i villaggi e chiedere il sacrificio annuale di una giovane ragazza. Se gli abitanti non acconsentiranno a soddisfare la richiesta, moriranno tutti di sete.
Anche l’idra di Lerna è un drago a sette teste, pericoloso soprattutto per il suo alito velenosissimo. Essa vive in zone paludose e riesce a sbarazzarsi degli umani che si avvicinano troppo a lei senza nemmeno toccarli. Basta infatti che una persona sfiori una sua impronta per cadere a terra stecchita. Se posso esprimere un parere personale, mi rammarico che le leggende non ci abbiano tramandato il nome dell’eroe che sconfisse Talafsa, perché mi sembra aver compiuta una impresa ben più gloriosa di Ercole. L’eroe greco ebbe l’aiuto di suo nipote Iolao, che cauterizzava ogni collo reciso per impedire alle teste di rispuntare, mentre il nostro giovane senza nome combatté e vinse da solo.
Questo articolo contiene brani suggeriti da chatGPT e immagini generate da Playground AI.