Il ragazzo che coltivava draghi – recensione

“Il ragazzo che coltivava draghi” di Andy Shepherd è il primo libro di una fortunata serie per bambini. A narrare le vicende è un bambino che scopre un albero di drago nel giardino di suo nonno. Quando uno dei frutti dell’albero cade e si schiude, Tomas si ritrova a dover gestire un vero drago, per quanto ancora piccolino. Dovrà limitare i danni da fiammate e nasconderlo dai genitori. Le cose si faranno sempre più difficili quando si renderà conto che anche altri frutti sono maturati e che, quindi, ci sono dei draghi nel quartiere.
Riuscirà a risolvere la faccenda solo condividendo le gioie e le fatiche della dragologia con i suoi migliori amici.

Il libro è illustrato in bianco e nero. Le pagine sono bruciacchiate, graffiate e mordicchiate (ovviamente dal drago!).

Il ragazzo che coltivava draghi è particolarmente adatto ai lettori di età compresa tra 7 e 10 anni, ma può essere apprezzato anche da lettori di altre età. La serie ha ricevuto molte recensioni positive e Gribaudo ne ha pubblicati in Italia anche gli altri volumi della serie.

Autrice e illustratrice

Andy Shepherd, l’autrice del libro, vive con un drago di nome Glint. Il drago l’aiuta a scrivere e quando Andy si blocca, lui interviene quando è sveglia, con dei piccoli fuochi d’artificio pieni di idee. Altre volte le fa apparire delle immagini in sogno e il giorno dopo Andy trova il modo di collegare quelle visioni alla storia a cui sta lavorando.

Sara Ogilvie, l’illustratrice, è una donna scozzese a cui piace un sacco coltivare piante e quindi ha apprezzato moltissimo l’idea di coltivare draghi. In particolare, si è ispirata al frutto del drago, ribaltandone la leggenda. Invece dell’originale ultimo respiro di un drago morente, lei ha usato il frutto come un incubatore di cuccioli.
Non so se lo ha fatto apposta, ma esiste una leggenda europea che racconta come le oche facciabianca non nascano dalle uova, ma maturino sugli alberi sviluppandosi dentro dei germogli.