Un brutto giorno, il giovane Maadi scoprì che quell’anno gli anziani avevano scelto la sua fidanzata come sacrificio per Bida, la draghessa di Wagadu. I figli del primo re di Wagadu, Khine and Dyabe, litigarono per il diritto di successione. Vinse Dyabe facendo un accordo con la draghessa: in cambio dell’offerta annuale di una vergine, la creatura (un serpente gigantesco) gli avrebbe ucciso il fratello.
Le nozze erano già state fissate, lui le aveva promesso il suo amore e non era certo tipo da mancare alla parola data. Andò quindi dal fabbro e si fece affilare la sciabola. Si nascose quindi vicino al pozzo dove viveva Bida e attese la processione che accompagnava la sua ragazza.
Siya era tutta agghindata e le avevano infilato gioielli d’oro nei capelli. Siya scoppiò in lacrime appena lo vide, intuendo il piano del suo fidanzato. Bida, in cambio di quel sacrificio annuale, permetteva a tutto il regno di prosperare grazie al commercio dell’oro e portava la pioggia necessaria a bagnare i campi. Siya era disposta a sacrificarsi per il bene di tutti, ma Maadi non era altrettanto disposto a rinunciare alla vita che aveva immaginato e tantomeno rompere una promessa fatta sul suo onore.
La gente tornò a casa, la ragazza si nascose e Maadi affrontò una dopo l’altra le sette teste di Bida. L’ultima, ancora attaccata al collo, minacciò di portare il regno alla rovina, ma il ragazzo non si fermò e la recise. A quel punto la notte si riempì di luce e Maadi si rese conto che le sue azioni gli avrebbero causato problemi. Grossi problemi. Stanco, incapace di pensare lucidamente, corse a nascondersi da sua madre.
La fuga dalla mamma
La povera vedova accolse il suo unico figlio a braccia aperte. Quando i nobili si riunirono per giudicare l’operato di Maadi, ella prese la parola: Credevo ci fossero degli uomini a Wagadu, ma non ne vedo nemmeno uno. Vedo un mucchio di fifoni, che temono una profezia che non si è ancora avverata. Le mie mutande valgono più di tutti i pantaloni che vedo qui riuniti. Provvederò io alle necessità di Wagadu durante gli anni di carestia, se ora lasciate che mio figlio viva e sposi Siya.
Gli anziani, minacciati nella loro virilità fragile, accettarono la proposta. La madre di Maadi mantenne la promessa fino alla sua morte. A quel punto però, senza più Bida a portare la pioggia e con le nuove vie carovaniere per il commercio dell’oro, la prosperità del popolo finì. La povertà si intrufolò tra la gente, seguita dalla fame. La terra divenne sterile e tutto il popolo dovette abbandonarla.
Le prove archeologiche
Questa storia potrebbe essere il racconto mitico della fine del periodo umido in cui il Sahara era vegetato.
Nei secoli precedenti la nostra storia, nella regione che ospitava l’impero Wagadu si allevavano bovini. Wagadu significa letteralmente “terra delle mandrie”. Questi animali richiedono foraggio, che cresce bene con abbondanza d’acqua. Dopo il XII secolo, ci sono solo tracce di allevamento di capre, che riescono a brucare erbe più secche.
La storia è ambientata in quello che gli storici arabi hanno descritto come l’impero del Ghana, un regno che fiorì approfittando di un periodo umido nel Sahel.