I terribili draghi di Marco Polo

I draghi di Marco Polo. Miniatura da manoscritto medievale con un coccodrillo che insidia la tana di un orso. Immagine generata da Dall-EI draghi di Marco Polo sono bestie curiose. Il viaggiatore veneziano ce ne lascia una descrizione piuttosto dettagliata ne Il Milione.

In questa regione, si dice, nascono serpenti di proporzioni straordinarie. Sono creature tanto grandi da lasciare chiunque nello stupore. La loro vista è terrificante: alcuni di essi raggiungono una lunghezza di dieci passi e una circonferenza di dieci palmi. Hanno due arti anteriori vicino alla testa, con piedi dotati di artigli simili a quelli di un leone. La testa è imponente, il volto più largo di un grande pane. La loro bocca è così ampia da poter inghiottire un uomo intero, e i loro denti sono enormi. La loro grandezza e ferocia sono tali che nessun uomo o animale può avvicinarsi senza provare timore. Esistono anche esemplari più piccoli, lunghi circa sei o otto passi.

Questi serpenti trascorrono le giornate sottoterra a causa del calore intenso, uscendo di notte per cacciare. Predano qualsiasi animale incrocino sul loro cammino e si recano a bere nei fiumi, laghi e fontane. Sono così grandi e pesanti che, muovendosi, lasciano profonde tracce sulla sabbia, come se una botte fosse stata rotolata sul terreno. I cacciatori, notando queste tracce, preparano trappole: piantano nel terreno un palo robusto con una lama affilata come un rasoio alla sommità, coperto di sabbia. Quando il serpente passa su questo meccanismo, la lama lo squarcia dal capo fino al ventre, uccidendolo all’istante.

Una volta morto il serpente, i cacciatori estraggono con rapidità il suo fiele. Questo è venduto a caro prezzo, poiché si ritiene sia un rimedio efficace contro il morso dei cani rabbiosi e aiuti le donne in difficoltà durante il parto. Si usa anche per curare ferite infette. La carne del serpente è anche apprezzata come cibo. Si racconta che questi serpenti attacchino le tane di leoni e orsi per nutrirsi dei loro cuccioli e che siano temuti da tutte le creature della regione.

Marco Polo li ha visti davvero?

Miniatura medievale di carovana di mercanti lungo la via della seta. Immagine generata da Dall-EIl dibattito sull’autenticità dei viaggi di Marco Polo in ambito accademico è ancora acceso. Alcuni ritengono che si sia basato su resoconti persiani (il persiano era la lingua franca del tempo, lungo la via della seta). Altri insinuano che sia stato Rustichello a inserire le parti più pittoresche per stemperare il resoconto troppo “venale e numerico” del commerciante che attingeva dai suoi appunti di viaggio.

I draghi di Marco Polo sono bestie spaventose che mescolano caratteristiche di animali realmente esistiti con elementi fantastici. Per esempio, sappiamo che gli unicorni descritti da Marco Polo sono probabilmente i rinoceronti di Giava. Le bestie che compaiono nel Milione dovevano soddisfare le aspettative del pubblico a cui il testo era destinato. Per essere ritenute “vere” dovevano almeno in parte combaciare con le descrizioni che i lettori avevano già incontrato in testi di autori già noti. L’autorevolezza delle fonti classiche (Aristotele e Plinio, per citarne un paio) non sarà messa in dubbio se non qualche secolo dopo la scrittura del Milione.

Se volete leggervi una traduzione in italiano antico (l’originale di Rustichello da Pisa era in lingua d’oïl) e divertirvi un po’, eccovi il passo in cui si parla di draghi: Ancora della provincia di Caragia


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Questo articolo contiene brani suggeriti da chatGPT e immagini generate con DALL-E.

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