Il drago Fafnir e il suo tesoro

bossrilievo ligneo della lotta tra Sigfrido e Fafnir. Foto Chiswick ChapFafnir è il drago che custodisce il tesoro nella saga dei Voslunghi. Incarna il peggiore difetto dei draghi, l’avidità. Non è particolarmente molesto, si limita ad appestare l’aria per scoraggiare le visite dei curiosi e proteggere il suo tesoro.

L’origine del tesoro

Il tesoro di Fafnir deriva da un grosso errore commesso da Odino e Loki.
I due uccisero per sbaglio un suo fratello, nano che di giorno assumeva forma di lontra. Per non scatenare una faida, Odino e Loki proposero di compensare il padre per la perdita del figlio e Loki dovette raccogliere abbastanza oro da riempire e ricoprire la pelle di lontra. Il furbo dio ingannatore prese il tesoro di un altro nano, Andvari, che si poteva trasformare in luccio, pescandolo e ricattandolo. Il tesoro di Andvari era conservato in una grotta nascosta dietro una cascata e conteneva anche un anello magico.

L’anello maledetto

L’anello Andvaranautr (dono di Andvari) concedeva a chi lo indossava il potere di trovare altro oro. Era quindi molto prezioso per un nano che passava la sua vita in miniera in cerca di filoni da sfruttare. Sapere in anticipo in che direzione scavare permetteva di risparmiare molto tempo e molta fatica. Andvari maledisse l’anello prima di darlo a Loki predicendo che avrebbe portato sfortuna e dolori ai suoi possessori. Loki non se ne preoccupò, perché l’anello sarebbe stato presto del re a cui aveva ucciso il figlio.

La profezia si avverò presto e uno dei due figli rimanenti del re, Fafnir, volle prendersi il tesoro. Se lo portò in una grotta lontana da tutti e si trasformò in serpente/drago (ormr) per poterlo proteggere. Riusciva a tenere la gente lontana grazie al suo fiato pestilenziale, oltre che alla sua forza e vigilanza.

Il tesoro del drago Fafnir. Disegno di A. RackhamL’arrivo dell’eroe

Ragin, l’ultimo fratello rimasto, impiegò parecchi anni per vendicarsi. Allevò un eroe adatto a compiere l’impresa, lo dotò di una spada potentissima e lo portò dal drago. Disse quindi al figliastro che per diventare un vero uomo avrebbe dovuto costruirsi una reputazione e dotarsi di un tesoro. Il modo di farlo era uccidere il drago. Sigfrido, eroe ancora ingenuo, fece tutto quello che gli venne detto di fare e studiò la bestia per attaccarla nel suo punto debole, il ventre.

Il drago Fafnir viveva in una grotta e ne usciva regolarmente per andare ad abbeverarsi al fiume. Questo percorso regolare aveva lasciato un sentiero ben visibile nell’erba alta. I percorsi di caccia, dovendo cercare e inseguire prede, erano invece tutti diversi l’uno dall’altro. Sigfrido scavò quindi un buco lungo il sentiero di Fafnir e vi si nascose dentro per colpirlo al cuore, attraversando con la lama le squame ventrali, meno resistenti delle altre.

La posizione del cuore del drago

Non è facile sapere dove si trovi esattamente il cuore di un serpente.
Serpenti con differenti stili di vita hanno il cuore in posizione diversa. Quelli arboricoli o terresti lo hanno più vicino alla testa, a circa il 15%-25% della lunghezza totale. I serpenti acquatici, invece, lo hanno più lontano dalla testa, a 25%-45% della lunghezza del corpo. La saga non ci dice dove o come cacciasse, ma sappiamo che Fafnir era un grosso ormr, quindi la possibilità di colpire nel punto sbagliato era altissima.
Sigfrido doveva anche scegliere il punto a cui mirare stando nascosto in un buco. L’eroe doveva quindi calcolare la posizione del drago dai suoni e dalle vibrazioni prodotte dall’attrito del suo passaggio, non potendosi basare sulla vista.
La riuscita di quest’impresa ha più a che fare con le competenze naturalistiche che con l’ardore guerriero.

Brunilde si getta sulla pira funebre di Sigfrido. Disegno di A. RackhamIl destino del tesoro

Sigfrido riesce a impossessarsi del tesoro del drago Fafnir e usa l’anello maledetto per fidanzarsi con la valchiria Brunilde. Il fidanzamento finisce male per via di pozioni magiche che cancellano la memoria dell’eroe, che ruba l’anello a Brunilde e la conquista per un amico usando altri trucchi, poi regala l’anello alla sua nuova moglie, Gudrun. Quando Brunilde capisce l’inganno, la sua vendetta porta alla morte di Sigfrido. Metà del tesoro viene bruciato sulla sua pira funebre, affinché possa goderne nell’aldilà. Brunilde si getta sulla pira e i due amanti si ricongiungono nel Valhalla.

L’altra metà resta ai cognati di Sigfrido, suoi fratelli di sangue. Gudrun si sposa in seconde nozze con Attila, il quale desidera impossessarsi del tesoro e tende un’imboscata ai fratelli. I due muoiono senza rivelare la posizione del tesoro, Gudrun li vendica sterminando l’intera corte di Attila e la sua discendenza.

La rivincita del nano

nano al lavoro in miniera (Warhammer)Nel frattempo, l’immortale nano Andvari continua a cercare di recuperare il suo tesoro. Non usa incantesimi, non si serve di spie, non raduna eserciti. Lo fa da vero nano, sfruttando le sue competenze geologiche perché sa che il posto migliore per nascondere un tesoro e poterlo recuperare è in una grotta lontano dalla gente. Le grotte si formano solo in certi tipi di rocce e, cercando nei posti giusti, Andvari ritrova il suo oro.
La familiarità dei nani con le grotte è dovuta alle loro piccole dimensioni. Un nano può lavorare in un cunicolo in cui un uomo di proporzioni adulte non riuscirebbe a entrare. Per questo stesso motivo, molti bambini erano sfruttati per il lavoro in miniera e i piccoli e mingherlini uomini del Sud Italia emigravano in Belgio per lavorare nelle miniere di carbone.
Andvari ritrova il suo tesoro, ma l’anello maledetto è perso per sempre.

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