L’aspide ha un punto debole nelle orecchie: esistono suoni e melodie capaci di sopraffarlo!
L’incantatore di serpenti sulla sinistra di questa miniatura del bestiario di Aberdeen si protegge con uno scudo. Nell’altra mano impugna un bastone e lo usa come pungolo. È andato a disturbare un aspide, ovvero un animale serpentiforme che se ne stava tranquillamente appollaiato in un cespuglio.
Il serpente-drago, aspide nel testo, cerca di proteggersi dal suono appoggiando un orecchio al suolo e tappandosi l’altro con la punta della coda. Il suono così pericoloso per lui è il canto ammaliante dell’incantatore. La melodia, se eseguita correttamente, è in grado di costringere la bestia ad abbandonare il suo rifugio.
Siamo abituati ad associare gli incantatori di serpenti a un indiano che suona il flauto davanti a un cesto da cui emerge un cobra. La capacità di ipnotizzare bestie pericolose era nota anche in Europa, dove però a funzionare erano i salmi liturgici e le invocazioni religiose.
Nei codici miniati come questo (Royal MS 12 C XIX, f. 65v) possiamo leggere la strategia difensiva messa in campo dall’aspide per proteggersi. L’aspide, lo ripeto per i distratti, non è aggressivo. Non vuole attaccare, mordere o molestare l’umano che attraversa il suo territorio. L’aspide se ne voleva restare tranquillo per i fatti suoi nel folto della macchia o in fondo alla sua tana scavata nella roccia. Il suono però lo spinge ad abbandonare i recessi protetti e a esporsi ai colpi di bastone dell’intruso.
Il comportamento rappresentato nella miniatura è il suo estremo tentativo di sottrarsi a un destino infausto. L’aspide si tappa le orecchie come può (ha zampe troppo corte per coprirsi le orecchie!).
L’udito dei serpenti
Ovviamente non vi dirò come deve essere composta una canzone adatta a soggiogare un aspide. Posso però dirvi che i serpenti sono parzialmente sordi.
Il loro orecchio è fatto solo dalla coclea. Noi abbiamo anche timpano e membrana per ricevere e processare il suono.
L’orecchio umano sente suoni nello spettro tra i 20 Hz e i 20.000 Hz. I pitoni reali sentono soltanto un piccola parte dei suoni a cui siamo abituati noi: quelli tra gli 80 e i 160 Hz. Banalizzando potremmo dire che i serpenti sentono i bassi e ignorano i fischi più acuti.
I serpenti, inoltre, “ascoltano” le vibrazioni del loro ambiente raccogliendole con la mascella. (Sì, il fatto di avere tutto il corpo appoggiato al suolo non è solo un fastidio! Può avere anche dei vantaggi!)
La mascella dei serpenti è composta da due ossa distinte, non saldate al mento come la nostra. Questa separazione facilita l’atto di inghiottire prede voluminose ma permette anche di leggere meglio la direzione di provenienza delle vibrazioni. Una delle due metà riceverà la vibrazione prima dell’altra. Da questo scarto il cervello è in gradi di determinare l’origine del suono e, quindi, la direzione in cui si trova la possibile preda o l’eventuale predatore.