Estrazione e varietà di sangue di drago

sangue di dragoIl sangue di drago si può bruciare come un incenso, lo si usava per laccare il legno, tingere e ovviamente ha proprietà medicamentose. Non sto nemmeno a dirvi che compare come ingrediente fondamentale di innumerevoli pozioni magiche.

Plinio il vecchio dice che lo si può ottenere da piante che furono annaffiate di sangue durante la lotta tra un elefante e un drago, un po’ come accadde alle vigne da cui si fa il Teroldego.

In realtà di piante capaci di dare la resina nota come sangue di drago ce ne sono diverse e le resine che producono hanno proprietà differenti, nonostante siano vendute con lo stesso nome commerciale. La più antica conosciuta è la Dracaena cinnabari, che cresce nell’isola di Socotra, nell’Oceano Indiano, tra lo Yemen e la Somalia. Quest’isola era nota come isola dell’incenso fin dall’epoca classica e da lì partivano le carovane dirette ai porti del Mediterraneo.
La pianta produce delle bacche che inizialmente sono verdi, per poi diventare nere e infine arancioni. Il sangue di drago è un essudato delle bacche.

foglie di Dracaena dracoAltra pianta da cui, a partire dal medioevo, si estrae sangue di drago è la Dracaena draco, che cresce alle Canarie e in Marocco. In questo caso occorre provocare la fuoriuscita di resina incidendo la corteccia o tagliando le foglie. Potete notare che la base delle foglie nella figura è rossa. Alcune di queste piante sembrano aver vissuto per secoli e talune potrebbero essere addirittura millenarie.

Crescono in Indonesia invece diverse specie del genere Daemonorops, che producono la resina per proteggere le bacche non ancora mature. Occhio perché a differenza delle altre, questa resina è anticoagulante per il sangue e quindi non va messa sulle ferite. Questa è la più economica versione del sangue di drago che si trova sul mercato oggi. In Perù, Ecuador e Brasile il sangue di drago si ricava dai Croton.

drago ferito sotto una Dracaena. Immagine generata da Dall-EVediamo ora come usarlo: la resina ha proprietà protettive e la si usa per laccare mobili e strumenti musicali (i violini, per esempio), potete quindi usarla sulla vostra bacchetta magica. Le proprietà coagulanti (tranne quella estratta dai Daemonorops) ne fanno un buon ingrediente per gli unguenti da applicare sulle ferite. Potete bruciarlo come incenso e ripulire uno spazio da influssi negativi: i malintenzionati sovrannaturali hanno un forte istinto di conservazione e sanno che è meglio evitare i campi di battaglia dove combattono i draghi (impregnati di odore di sangue bruciato).

Foto | Andy Dingley e Sharktopus

Un commento:

  1. Estratto dal Bestiario di Cristo
    Combattuti senza tregua dai «cattivi dragoni», i «buoni dragoni», si diceva, soccombevano spesso sotto i terribili denti ed artigli dei loro awersari; ma allora il loro sangue, caduto sulla sabbia calda del deserto o sulle brucianti rocce delle montagne, assumeva un aspetto resinoso di color porpora scuro e diventava uno dei più preziosi rimedi conosciuti dagli uomini: il sangue di drago, che guariva, bene come il dittamo e meglio di ogni altro medicamento, sia le ferite spesso spaventose che le armi producevano ai cavalieri, sia i morsi degli animali selvaggi, quando questi si gettavano disperatamente sugli arditi cacciatori .

    […]

    Dal canto suo, Plinio attribuisce al sangue del basilisco, il gallo dragonato, una virtù magica che lo avvicina molto al «sangue-di-drago». E dice: «È stato ricordato meravigliosamente dai magi; si coagula come la pece, di cui ha il colore; quando è diluito, diventa più rosso del cinabro». Gli viene attribuito anche il potere «di far ottenere all’uomo quanto chiede alle potenze umane, e agli dèi nelle preghiere; di guarire le malattie e di prevenire i malefici. Alcuni lo chiamano sangue di Saturno».

Dimmi che ne pensi. :)

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.