Bezoar, calcoli renali e truffe vecchie di secoli

Bezoar esposto al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Foto di VassilI bezoar sono aggregati solidi, estratti dal tubo digerente di vari animali (uomo incluso), di colore variabile dal bianco sporco al giallo dorato. La parola viene dall’antico persiano padzahr e significa “antidoto” (pad = espellente e zahr = veleno). I più grossi erano considerati tesori, montati con finiture in metalli preziosi e conservati nei gabinetti delle curiosità dei palazzi nobiliari. Venivano usati per neutralizzare le sostanze tossiche presenti nelle bevande. Questa proprietà venne smentita da un medico francese che fece un esperimento nel 1567.

Ambroise Paré era il medico di corte alla corte di Francia quando si scoprì che un cuoco si rubava l’argenteria. Il ladro fu condannato a morte per impiccagione, una morte rapida, ma gli fu proposto di scegliere, invece, l’avvelenamento. Il patto prevedeva l’assunzione di una dose di veleno, seguita subito dopo dall’ingestione di un bezoar. Se l’oggetto si fosse dimostrato in grado di far dissolvere il veleno, il cuoco si sarebbe salvato e avrebbe anche riavuto la libertà. Il cuoco accettò l’offerta e scelse il veleno. Purtroppo per lui il veleno fece effetto e l’agonia durò parecchie ore.

Nel 1800 si scoprì che i bezoar contenenti concrezioni di alcuni fosfati (brushite CaHPO4·2H2O e struvite NH4MgPO4·6H2O) possono effettivamente neutralizzare l’arsenico, complessandolo. Vi prego di notare che esiste un solo tipo di bezoar che protegge da un solo tipo di avvelenamento, in piccole dosi. Tutto il resto è pubblicità ingannevole.

La difficoltà di reperire veri bezoar e il prezzo esorbitante che questi oggetti raggiungevano ha portato nel corso dei secoli alla fabbricazione di diversi falsi. Molti di questi contenevano sostanza molto tossiche come cinabro (HgS), mercurio e antimonio. Gli utilizzatori di bezoar, temendo di essere avvelenati, si procuravano da soli delle gravi intossicazioni.

Diversi tipi di bezoar

Collezione di bezoar al castello di Heidelberg. Foto di Gerhard ElsnerI bezoar più comuni sono quelli di origine vegetale, i fitobezoar. Questi ammassi si formano dai residui di cellulosa fibrosa, non digeribili, provenienti dalle coste del sedano, dalla buccia della zucca, cachi non ben maturi e simili. In particolare, i cachi contengono dei tannini che nell’ambiente acido dello stomaco reagiscono formando dei polimeri che si compattano nei bezoar. Esiste una cura a base di Coca-Cola per i bezoar causati dai cachi acerbi che sfrutta il potere tampone del sistema anidride carbonica/carbonati.

Esistono poi i tricobezoar fatti di peli e li producono gli animali che si leccano la pelliccia durante le normali operazioni di pulizia come fanno comunemente i gatti. I gatti, infatti, di tanto in tanto rigurgitano una palla di peli. Gli umani affetti da sindrome di Rapunzel, quelli che si mangiano i capelli o se li succhiano spesso, possono formare degli accumuli. I capelli sono difficilmente digeribili e si aggrovigliano nei tratti più tranquilli del tubo digerente, in prevalenza nello stomaco, dove formano dei gomitoli compatti. I tricobezoar più grandi possono avere appendici sfilacciate che arrivano fino all’intestino.

Si possono avere anche lactobezoar, nei bambini nutriti con latte in polvere le cui componenti insolubili sedimentano.

I calcoli renali

Il naturalista amico di Newton Johann Jakob Scheucher credeva che i camosci alpini avessero una pietra nel ventre e che questa li proteggesse dai colpi di fucile.

Alcuni ruminanti come i bovini, i cervi e le capre producono dei calcoli molto simili a uova, ricoprendo di fosfato di calcio (la stessa sostanza di cui son fatte le ossa) i pezzetti non digeribili che potrebbero ferirli dall’interno. Il processo assomiglia alla formazione delle perle nelle ostriche.

In Cina, i calcoli renali dei bovini sono venduti e comprati per le loro supposte proprietà curative. Ovviamente sono piuttosto rari e quindi costosi. Sul mercato potete trovare anche dei calcoli artificiali, dei precipitati ottenuti in laboratorio dall’acido colico, uno dei componenti della bile dei bovini. La legislazione cinese permette di ottenere questi calcoli anche in vivo, cioè impiantandoli nelle vie biliari di bovini vivi.

Insomma, le concrezioni che si formano all’interno degli organismi viventi hanno sempre incuriosito e suscitato meraviglia. Ora sapete meglio di che cosa si tratta e la prossima volta che cercheranno di vendervene uno potrete sfoggiare una competenza da esperti!

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