Molvius – il nuovo drago di Molveno

Molvius disegnato da Nadia GroffMolvius, il drago di Molveno, è un drago giovanissimo.

È nato nel 2018 grazie a una fake news messa in giro da Impact hub. Un fotografo ha fornito una immagine del lago e con un abile fotomontaggio qualcuno ha aggiunto la sagoma di Nessie. Evidentemente, anche il mostro del Loch Ness ogni tanto va in vacanza!

Per decidere che aspetto avesse il non ancora leggendario drago di Molveno, nel 2018 fecero un concorso a cui parteciparono molti artisti e grafici. Il primo premio andò a una ragazza di Trento, Nadia Groff, laureata proprio in Design e Arte. Da quel momento, il drago ebbe la sua bella coda verde, i suoi denti aguzzi, le sue larghe spine dorsali e, soprattutto, due zampette magre con delle belle calze a righe bianche e rosse.

Far parlare i giornali del drago del lago di Molveno è stata una operazione di marketing turistico ben riuscita. Ogni anno, da allora, si può assistere a uno spettacolo di luci in cui Molvius si mostra al pubblico. Attorno alle rive del lago ci sono anche giochi e attività per famiglie, ovviamente a base di draghi.

Lo sfruttamento del lago

Il lago alimenta una rete di gallerie che portano le sue acque a cinque centrali idroelettriche. Periodicamente bisogna fare manutenzione a queste gallerie che hanno un imbocco sotto la superficie dell’acqua. Per arrivarci, bisogna togliere l’acqua, ovvero svuotare il lago. Questa operazione, oltre a rendere molto difficile la vita ai pesci, scomoda Molvius, il più grande abitante del lago. Non credo gli piaccia sentire che le sue acque se ne vanno, lasciando in bella vista il fondo asciutto del suo lago.

Il lago di Molveno ha avuto origine da una gigantesca frana, che ha sbarrato il corso del torrente Sarca circa tremila anni fa. La frana ha creato un lago, profondo 123 metri, che ha riempito la valle preesistente. In quell’occasione, gli alberi che crescevano nella valle furono sommersi e così si conservarono. Oggi abbiamo una bella foresta preistorica da studiare, fatta da 200 tronchi di faggi, pini silvestri e abeti rossi. Potete sentirne parlare andandoli a vedere al MUSE di Trento.


Questo articolo contiene brani suggeriti da chatGPT.

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