La locanda è piena stasera, bene, le panche sono stracolme, i gomiti si urtano e le risate riempiono l’aria. Tiro fuori i boccali di emergenza dal fondo del magazzino. Sono un po’ ammaccati ma nessuno ci farà caso.
“Lo so perché siete venuti!” la mia voce sovrasta il brusio “Ma il mio avvocato mi ha consigliato di non raccontare in giro che George Talbot, sesto conte di Shrewsbury, è stato umiliato dal nostro valoroso George More!”
La sala esplode in un boato, decine di piedi picchiano sulla paglia del pavimento e tutti i liquidi si agitano nei loro contenitori. Alzo una mano, chiudo le dita e torna il silenzio. “Il conte dovrà restituire tutti i fondi di cui si è appropriato, far riparare a sue spese il tetto della chiesa, ripavimentare la strada e provvedere cibo per sfamare i poveri della parrocchia. Dettagli? Mi spiace, amici miei, ma non si può proprio. Se ne parlassimo, si saprebbe in giro che la nobiltà non è intoccabile e ci troveremmo qui tutti i culi vellutati dei dintorni a silenziarci.”
Un brusio di delusione ammoscia le schiene e incurva le spalle dei miei avventori. Lo lascio sedimentare per pochi istanti e faccio cenno alle ragazze di servire pane e aringhe ai tavoli. “Amici miei, ora però, già che siete qui, lasciate che vi intrattenga con questo piccolo spettacolo che una compagnia di saltimbanchi girovaghi ha casualmente improvvisato. Non resterete delusi, ve lo prometto, parla del drago di Wantley!”
La leggenda del drago
I musici prendono i mano i loro strumenti e accennano un motivetto. Il primo attore si fa avanti “Dicono che, tanti anni fa, il nostro villaggio di Wantley fosse terrorizzato da un drago. Non uno di quelli di cui si sente parlare nei vecchi racconti di cavalieri: questo era diverso. Grande come una casa, squame nere come la notte e un alito che faceva avvizzire gli alberi. Lo sbattere delle sue ali rovinò il tetto della chiesa. Le impronte delle sue zampe crearono pozzanghere enormi nelle strade. Ma sapete qual era il suo vero crimine? Non divorava vergini o rubava tesori. No, il drago di Wantley distruggeva barili di birra. Sì, avete capito bene, la birra!”
Il pubblico protesta vivacemente.
“Vi immaginate la tragedia? Ogni volta che la birra veniva messa a fermentare, il mostro piombava nelle cantine e le svuotava.”
Le aringhe han fatto venir sete alla gente e ora molte mani si alzano. Bene, prendo nota e inizio a spillare.
Dietro le quinte improvvisate, due uomini tirano delle corde per far ondeggiare il collo lungo e minaccioso del drago. Una creatura enorme e spaventosa, costruita con stoffa verde, cartapesta e scaglie di latta, si muove pesantemente, brandendo fauci piene di denti di ferro.
“Grrrrrrr,” ruggisce il drago “Chi osa sfidarmi? Sono io, il drago di Wantley! Ho mangiato tutti i vostri polli, bevuto tutta la birra e divorato le vostre pecore! E adesso… tocca a voi!”
Il Duello tra George e il Drago
“Ecco il nostro eroe!” annuncia un narratore, che cammina avanti e indietro con un bastone per attirare l’attenzione. “George More, l’uomo che non conosce paura, né sete! Guardate come si prepara al combattimento più temuto della nostra epoca!”
Un coro di “ooooh” e risate dal pubblico accompagna l’entrata di un giovane robusto con un’armatura di cuoio borchiato e un elmo che sembra ricavato da un vecchio paiolo. L’eroe si presenta sul palco con una spada di legno in mano e un boccale di birra nell’altra. “Sei pinte di birra e un quartino di acquavite: adesso sì che sono pronto per combattere un drago!”
Gli spettatori applaudono e ridono, ma l’attenzione si fa seria quando il drago si muove verso George, scuotendo il palco con ogni passo. “GRRRRR!” urla il drago. “Chi osa affrontarmi?”
“Un uomo del popolo, un uomo d’ingegno!” risponde George, alzando la spada. “La tua rovina è qui, drago!”
Lo Scontro
Con un rullo di tamburi, il drago attacca. La grande testa di cartapesta si avvicina a George, ma il nostro eroe si sposta agilmente di lato. Gli spuntoni della sua armatura — piccole punte di legno dipinte d’argento — fanno un gran rumore contro il corpo del drago, e ogni volta che la bestia tenta di morderlo o colpirlo con la coda, si ferisce da sola.
“Ahia!” grida l’attore che interpreta il drago, suscitando una risata generale. “Che armatura maledetta è questa?”
“È il genio di George More!” esclama il narratore.
La Vittoria
La battaglia si prolunga, con il drago che si dimena sempre più freneticamente, finché George, dopo una serie di acrobazie che fanno sobbalzare le panche, rotola tra le zampe posteriori della bestia e gli afferra la coda.
Il narratore prende una pausa drammatica, allungando il bastone verso il drago. “E fu allora che George colpì nel solo punto vulnerabile del mostro, il sotto-coda!”
Con un colpo teatrale, George alza la spada e finge di affondarla nel drago, la coda si contorce. “NOOOOOOO!” gracchia l’attore, mentre il collo del mostro crolla a terra in un’esagerata pantomima.
George si rialza, alzando la spada e gridando: “La birra è salva! Il villaggio pure!”
Gli spettatori nella locanda esplodono in applausi e risate. I saltimbanchi si inchinano, i loro costumi sferragliano e le candele tremolano sopra il palco improvvisato.