Bonfire: i falò di ossa per san Giovanni

Bonfire con ossa di animali. Immagine generata da Dall-EI grandi falò che in alcune parti d’Italia ancora si accendono nella notte di san Giovanni sono quel che ci resta di una tradizione medievale antidrago. Il nome inglese, bonfire, significa proprio “fuoco di ossa” perché un tempo si bruciavano ossa di animali. Questa parola è ormai diventata sinonimo di grande pira di legna a cui dar fuoco anche se di ossa non se ne usano più.

Il liturgista francese Jean Beleth scrisse nel 1162 la ragione per la quale si dovessero bruciare delle ossa nei falò estivi. Secondo i suoi contemporanei, i draghi maschi all’inizio dell’estate sono particolarmente attivi e vagano in cerca di una compagna. Volano eccitatissimi in lungo e in largo e, se non trovano una compagna adatta, capita che questa incontenibile eccitazione si manifesti nell’emissione di sperma durante il volo.
Ora, Beleth ci ricorda che lo sperma di drago diventa pericoloso quando finisce in un fiume o in un pozzo. Quando succede, la gente che vive intorno a queste fonti di acqua sa che quello che seguirà sarà un anno di tribolazioni e sofferenze.

Il modo più efficace di scansare questi guai è di allontanare il drago, fumigandolo. L’odore di ossa bruciate era ritenuto efficacissimo per dissuadere i draghi maschi dal volteggiare nelle vicinanze degli insediamenti umani. Per questo si aggiungevano ossa alla pira.

Drago in volo sopra le campagne. Immagine generata da Dall-EPersonalmente ho ipotizzato che un drago possa confondere l’odore delle ossa bruciate nei falò umani con quello delle ossa cucinate dalla fiammata di un possibile rivale. Tante ossa significa molte prede, quindi drago enorme con cui non conviene litigare. Ecco perché la fumigazione con i bonfire funziona!

La tradizione di accendere i bonfire andò avanti per secoli e la ritroviamo nelle parole di un agostiniano inglese, John Mirk, il cui libro sulle origini delle festività fu il testo più stampato nell’Inghilterra prima della Riforma protestante.

But in worshipp of seinte iohan the people woke at home & made iij maner of fyres. On was clene bones & no wode & that is callid a bone fyre. A nothir is clene wode & no bones & that is callid a wode fyre fore people to sitte & to wake there by.
—John Mirk, Liber Festivalis, 1486

Jean Beleth aggiunge il particolare interessante che ha portato alla scelta della data per il falò. Il 24 giugno si celebra la nascita di san Giovanni battista, le cui ossa, secondo una tradizione tarda, furono bruciate. Il martirio si ricorda il 24 agosto.

In tempi precristiani, il falò era acceso per celebrare l’inizio della mietitura, attorno al solstizio d’estate. I draghi ricorrono anche nelle celebrazioni orientali per il raccolto del riso. Alla fine della danza di ringraziamento, che si svolge nelle campagne, era il corpo del drago a finire bruciato.

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