Il drago si distingue come un potente archetipo simbolico senza il quale leggende e storie epiche perderebbero il loro senso. In questo articolo, esploreremo il ruolo del drago come archetipo dell’ombra, concentrando la nostra attenzione su due celebri esempi: Smaug, tratto dal capolavoro di J.R.R. Tolkien, “Lo Hobbit”, e Fafnir, protagonista della saga dei Volsunghi.
Fafnir: il drago nordico della trasformazione
Nella mitologia norrena, Fafnir è un esempio di drago archetipo dell’ombra. Originariamente un guerriero umano, Fafnir si trasforma in un drago a causa della sua avidità. Rappresenta la corruzione morale e il desiderio di potere che possono affliggere tutti gli individui. L’ombra prende il controllo delle azioni della persona e la corrompe. Nella saga, l’eroe Sigurd affronta Fafnir per guadagnare accesso al tesoro che il drago custodisce. Questo incontro diventa una sfida per Sigurd, richiedendo abilità e saggezza. Sigurd vince il drago, ma la parte difficile avviene dopo la morte della bestia: quando Sigurd deve gestire il tesoro senza diventare, a sua volta, un mostro.
Smaug: il drago arrogante e avido
Un altro esempio iconico di drago come archetipo dell’ombra è Smaug, presente nel romanzo “Lo Hobbit” di J.R.R. Tolkien. L’autore ha preso espressamente le distanze dai draghi stereotipati dei bestiari medievali, che incarnavano solamente i vizi (la draconitas). Smaug è molto più del suo vizio. È un drago arrogante che si è impossessato del tesoro dei nani nella Montagna Solitaria e che vive la sua vita incurante del suo “ruolo di cattivo esempio”. In questo caso però eviteremo di concentrarci sull’unicità di Smaug e focalizzeremo l’attenzione sulle sue qualità negative. La superbia, la cupidigia e la sete di potere si manifestano chiaramente nelle sue azioni. Smaug rappresenta l’ombra dei nani, che possono cadere facilmente vittima della febbre dell’oro. Accecati dalla bramosia, i nani dimenticano i propri legami sociali e antepongono la cupidigia a tutti gli altri valori.
Il drago come archetipo dell’ombra
Nell’ambito della psicologia analitica di Carl Gustav Jung, l’ombra rappresenta gli aspetti repressi e inaccettati del sé umano. Essa contiene emozioni, impulsi e tendenze che la società o l’individuo preferiscono ignorare o rifiutare consciamente.
Il drago, nelle leggende occidentali, incarna queste pulsioni e si presenta come una figura potente e temibile. Diventa un bersaglio esterno, facile da individuare e da denigrare. Permette alla società di differenziarsi da tutte le qualità che essa non desidera. La società produce un eroe che protegge i valori condivisi, naturalizza il drago e ricorda a tutti le norme di comportamento attraverso le storie.
La duplice funzione narrativa del drago
Nelle storie occidentali classiche, il drago va sconfitto. Questo significa che l’ombra deve essere definitivamente repressa? No! L’ombra va studiata e conosciuta, fino al punto in cui l’eroe riesce ad averci a che fare senza esserne sopraffatto.
Vedere bene in grande, fuori di sé, quelle parti che altrimenti sarebbero nascoste nel buio permette all’eroe di far luce sui suoi punti ciechi. È un buon modo per smettere di ignorare un problema e rafforzarsi proprio laddove il drago potrebbe colpire! Il drago è uno specchio oscuro, che estrae dall’inconscio ciò che lì si agita e lo porta alla luce.
Il drago ha anche qualcosa di buono e l’eroe vuole ardentemente il tesoro del drago. Questo tesoro è il guadagno simbolico dell’integrazione dell’ombra. Vediamo cosa succede quando il tesoro non è maledetto. Il drago rende difficile l’accesso al tesoro, impedendo che cada nelle mani di persone non ancora pronte a riceverlo. Se l’eroe avesse accesso al tesoro senza dover sconfiggere il drago, non avrebbe occasione di testare il suo valore. La sua vittoria sarebbe sminuita. Non avrebbe nemmeno motivo di superare i suoi limiti allenandosi o risolvendo i suoi problemi emotivi.
Pensate a chi ha vinto la lotteria: non lo consideriamo un eroe e spesso dopo l’euforia iniziale queste persone si ritrovano messe peggio di prima perché non erano pronte a gestire la fortuna.
Il drago è quindi l’incarnazione del pericolo di cedere “al lato oscuro”, soccombendo alle pulsioni inconsce dell’ombra senza conoscerle. L’energia cieca è distruttiva, per trasformarla in un tesoro degno di essere goduto è bene che l’eroe si rimbocchi le maniche e faccia un bel lavoro su sé stesso, prima di menare il drago.
Questo articolo contiene brani suggeriti da chatGPT e immagini generate da PlaygroundAI e Dall-E.