Il 14 marzo del 1774 un capodoglio si spiaggia e muore vicino a Rodi Garganico. Siamo in Puglia, sul lato opposto del promontorio del Gargano c’è il Monte sant’Angelo, dove l’arcangelo Michele, con l’incoraggiamento della Madonna, ha ucciso un diavolo in forma di drago.
Il capodoglio spiaggiato sembra un mostro marino uscito dagli abissi per divorare gli uomini, per cui la popolazione invoca la protezione della Madonna.
Nessuno si fa male. Gli uomini si precipitano a tagliare il capodoglio a strisce, bollirlo e ne ricavano molto spermaceti, ovvero grasso utile per fare saponi e candele. Si rende grazie per il miracolo portando una vertebra e due coste al santuario della Madonna di Stignano.
Lì, sotto l’altare dedicato a Francesco, le ossa iniziano a “curare” i dolori dei fedeli.
La gente struscia le mani sulle ossa e poi trasferisce il potere di far passare i mali sulle proprie parti del corpo doloranti.
Avere un oggetto curativo per un po’ fa comodo ai frati, che incassano le offerte dei malati. Ovviamente la reliquia deve avere una storia a corredo e il capodoglio si trasforma in drago. La popolarità dello scontro tra l’arcangelo e il drago si presta benissimo a dare credibilità alla vicenda.
I miracoli con le ossa di drago
Una seconda leggenda rinforza la credenza: riguarda il miracolo della guarigione di un cieco. Costui sognò la Vergine e ricevette indicazioni di scavare sotto “le ossa del drago” fino a rinvenire una piccola cappella con una statua di Maria. Ovviamente in quel posto deve poi sorgere una chiesa più grande e più bella, dedicata alla Madonna: il santuario attuale.
A un certo punto però i francescani decidono di arginare la superstizione e rimuovono le ossa dalla chiesa. Le chiudono in un armadio in sagrestia e lì le lasciano per decenni.
Negli anni ’50, a seguito dei restauri, le ossa tornano disponibili al pubblico e la tradizione di strusciarle riprende con vigore. Il “lisciamento” cura le infiammazioni e i reumatismi. I pellegrinaggi si interrompono solo quando spariscono le ossa. Forse trasferite a Foggia, forse rubate. Non si sa.
Gabriele Tardio ha studiato a fondo la faccenda e ne parla nel suo I nove sabati e le “devozioni” nella festa della Madonna di Stignano.