Nel vudù haitiano, Damballa è il più antico e venerato dei loa. È rappresentato come un grande serpente bianco (o nero) e fu lui, contorcendo il suo corpo in spirali, a modellare il mondo e il firmamento.
I loa sono gli spiriti intermediari nella religione del vudù haitiano (e in tradizioni affini) — figure che si situano tra l’umanità e il divino. Secondo la cosmologia vudù, Bondye (Buon Dio) è il creatore supremo, ma è troppo distante dal mondo terreno per intervenire direttamente nelle vicende umane. I loa colmano quel vuoto: essi intercedono, ascoltano le preghiere, benedicono, correggono, proteggono e talvolta rimproverano. Hanno lo stesso ruolo dei santi cristiani e anche per questa ragione sono stati raffigurati in modo simile dagli schiavi portati nelle Americhe dall’Africa Occidentale. Questi uomini hanno integrato anche l’estetica della religione dei padroni nei loro vecchi riti, mescolando tradizioni diverse e arrivando a un sincretismo molto eterogeneo. Ecco, se Damballa vi sembra San Patrizio, ora sapete perché!
In Damballa si manifesta l’archetipo universale del serpente come portatore di conoscenza, custode dei segreti della vita. Fuori dall’Africa lo ritroviamo in Asclepio, il dio greco della medicina, e nel drago cinese che dispensa saggezza.
Lo si vorrebbe interrogare per avere risposte ai problemi della vita, ma Damballa non parla. Sibila e sussurra il suo messaggio ai fedeli quando prende possesso di uno di loro. Durante la cerimonia, si stende un lenzuolo bianco davanti al fedele che accoglie Damballa. È un gesto di rispetto: il serpente sacro deve poter strisciare senza sporcarsi.
Le offerte dedicate a questo loa sono di colore bianco: uno uovo, un mucchio di farina appena setacciata, latte, cocco e fiori bianchi.
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