Ho visto le foto delle mummie di drago conservate in un museo. Si tratta del Merrylin Criptid Museum, che purtroppo non è aperto al pubblico. Ne avevamo già parlato qualche anno fa, quando vi avevo descritto lo scheletro di viverna ospitato nelle sue sale.
Il Draco magnus
C’è un esemplare giovanile di Draco magnus, dotato di un bel paio di corna frontali, spiralate e nodose. L’intero scheletro supera di poco i 50 cm, in posizione rampante e con ali socchiuse. L’esemplare è visibilmente bruciacchiato e il curatore del museo, Alex CF, ritiene che il fiammare collettivo su un cadavere sia una forma rituale di saluto al defunto.
Sinceramente, a me sembra incredibile che le ossa carbonizzate si siano potute conservare così bene. Il fuoco asciuga e rende le ossa molto fragili. I resti di una cremazione sono generalmente finemente frammentati. Per rimetterle insieme serve il triplo della pazienza che usereste per un puzzle da mille pezzi!
Al museo, oltre allo scheletro del giovane, esiste anche un intero mobiletto delle curiosità con una mummia in ottime condizioni, una zampa, un uovo semi-schiuso e alcuni disegni originali di Thomas Theodore Merrylin.
Il Draco fluminis
Il Draco fluminis, tipico di ambienti umidi, ha avuto senz’altro molte più probabilità di conservarsi all’interno della torba, sul fondo degli stagni. Il problema di conservazione si manifesta non appena la mummia esce dall’ambiente che l’ha conservata così bene. Molti oggetti di legno, costruiti da uomini primitivi e conservati nelle torbiere, si sono sbriciolati in pochi giorni una volta esposti all’aria. Oggi di quegli oggetti abbiamo solo lo stampo, fatto prima che si deteriorassero troppo.
Il drago fluviale della collezione Merrylin ha diverse caratteristiche dei lung orientali: le corna, la forma del corpo molto allungata e la presenza di pelliccia. Il testo didattico messo a disposizione dal museo racconta che la domesticazione di questa specie di drago avvenne nel 2697 BC, sotto il regno dell’imperatore Huangdi. Ai draghi piacque il pesce offerto loro dagli uomini e, come accadde anche ai cani, da quel momento vissero con la gente, diversificando il colore della loro pelliccia e mantenendo caratteri giovanili anche da adulti.
Il Draco alatus
Tra le mummie di drago meglio conservate c’è infine quella del Draco alatus dalla Mongolia. Questo individuo aveva la pelle ancora così ben conservata da poterci vedere sopra delle cicatrici disposte secondo uno schema preciso, molto simili a quelle rituali presenti in molte popolazioni umane. L’ottimo stato di conservazione si deve anche al fatto che l’animale era morto da poco quando fu trovato. Fu una spedizione di saccheggiatori di tombe a recuperarlo, nel cimitero di un monastero buddista in Nepal, per poi rivenderlo a Merrylin, noto collezionista. Quando Merrylin si recò di persona al monastero, per poter osservare dal vivo i draghi che i monaci avevano addomesticato, trovò il posto abbandonato.
Non sono in grado di valutare l’originalità di questi pezzi. Come vi dicevo, il museo non è aperto al pubblico e non si possono datare col radiocarbonio delle fotografie!
Spero, prima o poi, di riuscire ad avere sotto mano questi incredibili esemplari. Nel frattempo, spero che il curatore, Alex CF, continui ad averne buona cura e a deliziarci con le sue rarità!