In molti manoscritti medievali la prima lettera del testo (il capolettera) è molto più grande, più elaborata e colorata delle altre.
Quella che vedete qui a fianco, disegnata da Emanuele Manfredi, è una iniziale zoomorfa, ovvero una lettera la cui struttura è formata, anche parzialmente, da una figura animalesca o mostruosa. Potete riconoscere le ali, le squame e la coda di un drago.
Chi passerà al nostro stand al Salone del Libro, oltre a vedere in anteprima la nuova antologia In cerca di draghi, ci troverà un gioco da fare con le lettere miniate. Il gioco dura pochi minuti e vi trasporterà nel passato, mettendovi nei panni di un apprendista miniatore.
Curiosità sui capilettera
In origine le iniziali servivano ad annunciare l’inizio di una sezione. Si scriveva su materiali molto costosi (la pergamena e le prime carte) e non era conveniente sprecare spazio per il titolo e nemmeno ci si poteva permettere di lasciare troppe righe in bianco tra una sezione e la successiva. Una singola lettera, più grande delle altre, aiutava i lettori a orientarsi nel testo.
Quando le si voleva evidenziare meglio, le si colorava di rosso. I romani producevano il colore a partire dalle patine di alterazione della galena, un ossido di piombo che affiora lungo il corso di un fiume spagnolo Miño. Il minerale che se ne ricava è il minio e l’azione di mettere il minio per colorare un disegno ha dato origine al verbo miniare e ancora oggi chiamiamo codici miniati i libri scritti e illustrati a mano. Un lettera miniata era, in origine, una lettera colorata di rosso col minio.
Quelle lettere scritte in rosso, ruber quando si parlava latino, hanno dato origine anche a un’altra parola d’uso comune. Chiamiamo, infatti, rubrica il quaderno o l’elenco digitalizzato che ha ben evidenziate le lettere dell’alfabeto.
I capilettera nella stampa a caratteri mobili
L’invenzione della stampa innescò il declino nell’uso dei capilettera. Era molto comodo stampare più copie di uno stesso foglio una volta che le lettere erano state allineate. Lo si faceva premendo il foglio sulle sporgenze ben inchiostrate dei caratteri mobili. Ciò che non era banale era stampare in più colori. Titivillo, il diavoletto che infestava le stamperie, si divertiva a disallineare i fogli e mischiare le lettere.
Alcuni libri venivano preparati con gli spazi vuoti dove poi sarebbero intervenuti i miniatori. Altri ridussero le iniziali a un solo colore. Abbiamo anche esempi di libri rimasti senza capilettera: quelli sono i volumi che furono comprati senza l’optional delle iniziali di pregio.
Chiudo con una curiosità: le prime lettere miniate stampate apparvero sulle lettere delle indulgenze, ben prima della Bibbia di Gutenberg. La Chiesa era all’avanguardia nell’usare le nuove tecnologie per rispondere alle richieste del proprio pubblico.
Via | I Love Typography