Il principe dei draghi è un cucciolo che deve tornare al suo nido, aiutato da due giovani umani e un’elfa. Nato da un uovo rubato dal nido da parte di un mago malvagio, è un draghetto giocherellone e affettuoso che praticamente tutti vorrebbero uccidere.
La serie si distingue per la sua sensibilità nei confronti di personaggi con caratteristiche raramente viste nei cartoni animati per bambini. Abbiamo la disabilità di Amaya, la zia muta che si esprime col linguaggio dei segni e ricopre un alto grado nell’esercito e la coppia di elfi omosessuali che cresce Rayla rimasta orfana. In Italia siamo abituati da decenni alla censura su questo genere di riferimenti negli anime.
Nel corso della storia, giunta alla sua terza stagione, i personaggi devono superare le reciproche diffidenze e cercare un nuovo modo di risolvere i problemi del mondo. Quello che più mi è piaciuto della serie sono i problemi relazionali dei personaggi e i loro ostacoli interni.
Il vecchio modo, quello usato per generazioni dai grandi, consisteva in guerre, assassini e complotti. Il prezzo di questo metodo violento di affrontare i conflitti era molto alto in termini di vite umane e, soprattutto, non li risolveva. Si creavano continuamente ottimi motivi per vendicarsi, innescando una spirale crescente.
Attenzione, da qui in avanti ci saranno un paio di SPOILER!
Il più giovane dei protagonisti, Ezran, diventa re quando è ancora bambino e usa il suo potere per evitare la guerra proprio perché ne capisce il costo. Non si lascia anestetizzare dalla ragion di Stato, continua a pensare con la sua testa e a valutare l’importanza delle cose col suo cuore. Ezran chiede che ai soldati che non vogliono combattere sotto il comando del malvagio mago Vieren, diventato reggente, sia concesso di andarsene. I soldati escono dai ranghi sbeffeggiati e trattati da vigliacchi ma non lo sono. Combatteranno con coraggio e con valore, quando la battaglia sarà giusta.
I personaggi evolvono senza tradire la propria natura. Prendiamo per esempio Soren, il borioso e tonto capitano della guardia reale. Soren inizia il suo arco di trasformazione da soldato. Ubbidisce senza chiedersi se quello che deve fare è giusto o sbagliato. Vedrà coi suoi occhi che l’ordine di uccidere dei bambini (eredi al trono ma pur sempre bambini) ricevuto dal padre non è onesto. Subirà sulla sua pelle la derisione paterna “non sono io ad averti dato un ordine sbagliato, sei tu stupido a non aver capito” e a quel punto la cieca fedeltà filiale si spezza. Soren inizia a pensare con la sua testa. Decide a malincuore di tradire la famiglia ma capisce che c’è un bene superiore da servire. Diventa un soldato adulto, uno che non obbedisce per ricatto ma che si sceglie con saggezza il capo da seguire.
Il principe dei Draghi è arrivato alla sua terza stagione su Netflix e ne siamo felicissimi. Una quarta è in lavorazione e ne uscirà anche un videogioco. Buona visione!