Il drago del Lagarfljót

Il drago del Lagarfljót è un animale d’acqua dolce. Vive in Islanda, nel lago Lagarfljót, e si dice sia un mostro dotato di schiena gibbosa, capace di uscire dall’acqua. Come tutti i predatori di ambienti freddi, me lo immagino piuttosto cicciottello. Il grasso è sia una buona scorta per i periodi in cui mancano le prede, sia un ottimo isolante per il freddo.
Me lo immagino di bocca buona, ovvero che mangi qualsiasi cosa gli capiti a tiro. È difficile fare l’erbivoro in un posto dove di piante grandi abbastanza da saziarlo non ce ne sono tante. Le reti trofiche marine hanno le alghe alla base della produzione, una gran massa di plancton e poi pesci via via più grandi. Non metterei un grosso drago planctofago in un lago di acqua dolce perché non ci sarebbe abbastanza materiale da sostenerlo. Le balene viaggiano tra gli oceani proprio per questo motivo.

La leggenda

Leggenda del lago Lagarfljót. Immagine generata da Dall-EIl drago del Lagarfljót è stato documentato per la prima volta nel 1345 e compare poi tra le meraviglie dell’Islanda nelle cronache medievali. Un racconto popolare che circolava nel 1800 lo cita come enorme e problematico anche per i migliori eroi.
La storia inizia con una ragazzina che riceve un anello d’oro da sua madre con l’istruzione di porlo sotto una limaccia per trarne il massimo beneficio. Le cose però non vanno come previsto: la bestiola, a contatto con l’oro, cresce fino a rompere lo scrigno in cui era custodita. La ragazzina si spaventa e cerca di allontanare il pericolo buttando tutto nel lago. 
Ovviamente, una volta libero in acqua e avendo ancora l’anello a disposizione, l’animale cresce fino a diventare un mostro enorme, capace di avvelenare l’aria col suo fiato e mangiarsi uomini e bestie.
A questo punto si chiamano i rinforzi, due valorosi guerrieri, che affrontano la bestia in acqua. Con tutto il loro impegno riescono solo a immobilizzare il drago. Una volta legate assieme la testa e la coda non riescono a ucciderlo e devono abbandonare la lotta perché dentro il lago c’è un drago ancora più grande.

Avvistamenti

Si dice che Il drago del Lagarfljót sia lungo circa 12 metri e sia stato avvistato anche fuori dall’acqua, adagiato in posizione arrotolata o strisciante tra gli alberi. Il fatto che esca a nutrirsi sulla terra ferma mi conferma che i pesci non gli bastano.

Ne riferisce Sigurður Blöndal, il capo del servizio forestale islandese, nel 1963. Nel 1998 abbiamo la testimonianza di un’intera classe di Hallormsstaðir, accompagnata dal docente. Nel 2012, un filmato in cui si intravede il drago del Lagarfljót nuotare tra le acque ghiacciate ha diviso l’opinione pubblica. Alcuni sostengono si tratti di un illusione ottica e che il filmato mostri un oggetto fermo nella corrente, invece che un drago che nuota. Comunque sia, pare che gli islandesi siano pronti a mettere in dubbio la bontà del filmato, non l’esistenza stessa del drago.

L’ecologia dei draghi d’acqua dolce

Ecologia del drago del Lagarfljót. Immagine generata da Dall-EIl lago Lagarfljót è un lago d’acqua dolce, sotto il livello del mare, alimentato da ghiacciai, che presenta una visibilità molto scarsa a causa della siltazione. In pratica, chi ci nuota non vede al di là di un palmo dal naso perché l’accumulo di sedimenti fini rende torbide le acque. Con la visibilità decisamente bassa, la vista non è il senso migliore per andare a caccia.
È probabile che questo drago usi qualche strategia alternativa per individuare le prede. Sappiamo che le acque sono molto fredde (vengono dallo scioglimento di un ghiacciaio), potremmo quindi immaginare che la sensibilità allo spettro infrarosso possa essere utile per distinguere le cose calde (vive e commestibili) da quelle fredde.
Un altro modo di andare a caccia senza usare la vista è quello di annusare l’acqua e seguirne le piste olfattive.
Se avesse dei baffi sul muso, potrebbe seguire le scie di turbolenza lasciate dai pesci quando nuotano.
Ultima possibilità, se si fosse evoluto da un pesce, potrebbe forse leggere il campo elettrico delle sue prede usando la linea laterale.

Se avete curiosità sulla biologia dei draghi, parliamone!

 

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