Lo stemma araldico dei Vigili del Fuoco, concesso nel 2009 con decreto del Presidente della Repubblica, raffigura un drago fiammante. Perché sta in quella posizione? Perché guarda a sinistra e perché ha solo due zampe?
Lo scudo
La descrizione di uno stemma inizia dallo sfondo e quello dei Vigili del Fuoco è colorato di verde. Su questo sfondo risalta la figura di un drago dorato. Tutti i colori degli stemmi sono scelti per avere un forte contrasto tra di loro, cosa che facilita il riconoscimento da lontano.
Bisogna poi specificare che tipo di drago sia e nella blasonatura si legge che è di quelli antichi, una viverna a due zampe. I draghi a quattro zampe a cui ci hanno abituato i film sono meno comuni in araldica.
Il fatto che abbia due ali dello stesso colore del corpo è sottinteso.
Si passa poi a descrivere la posizione e in questo caso il drago è “passante“, ovvero visto di profilo. La norma in questi casi è che sia rivolto verso la nostra sinistra. Questa regola ha la sua ragion d’essere che si manifesta quando lo scudo sta sul braccio del combattente. Quando l’uomo avanza, la bestia dipinta sullo scudo ha la testa che guarda nella stessa direzione di marcia. L’eroe e il suo animale araldico corrono insieme verso la battaglia.
L’ultima posizione da descrivere è quella della coda, che forma un anello e termina con una punta rivolta in alto.
Vediamo infine i dettagli del drago: esso sputa fuoco rosso e ha occhi e artigli dello stesso colore del fuoco.
Il fatto di avere denti e artigli ci dice che il portatore dello stemma è persona d’onore. Quando una persona o una famiglia veniva scomunicata, gli animali dei loro stemmi venivano rappresentati “disarmati”, ovvero senza denti e senza artigli. In questo modo anche chi non sapeva leggere capiva benissimo che quello era lo stemma di una casa in disgrazia.
Il “capo“, ovvero il terzo superiore dello scudo, ha lo sfondo di colore rosso. La figura in primo piano in questa sezione sono sei asce d’argento, disposte in tre coppie, incrociate a X, con i manici sovrapposti. Le asce sono l’antico strumento di lavoro dei Vigili del Fuoco, usate per farsi strada e raggiungere le persone intrappolate tra le fiamme. Il fatto che ce ne sia più di una richiama il lavoro di squadra, ben coordinato.
La corona
La corona è una parte dello stemma che hanno anche entità come città e corpi dell’esercito. Ognuno di questi enti ha il suo tipo di corona turrita e dal numero di porte, di torri e dal tipo di merli si possono riunire gli stemmi in diverse categorie.
Nel caso dei Vigili del Fuoco lo scudo è timbrato dalla corona formata dal cerchio, con due cordonate a muro sui margini, sostenente quattro torri quadre. Di queste torri, solo tre sono visibili, chiuse e finestrate di nero, merlate in ogni lato di tre (merli) alla guelfa (squadrati, non a coda di rondine come i merli ghibellini). Le torri sono collegate da cortine di muro, esse cortine merlate alla guelfa di venti, dieci visibili, cinque e cinque, alternanti le torri, il tutto d’oro e murato di nero.
Il nastro
Sotto lo scudo, su una striscia con due punte alla fine, svolazzante e di colore dorato, c’è il motto scritto in lettere maiuscole di colore nero: DOMIAMO LE FIAMME, DONIAMO I CUORI.
Un ultimo punto prima di concludere: noi oggi conosciamo il drago principalmente per la sua capacità di spargere fiamme.
Il drago, in araldica, è però una creatura nota per incarnare i valori positivi di custodia, vigilanza e fedeltà. Il fatto che sia rappresentato di profilo, passante, ci dice che si tratta di una creatura non intenzionata ad attaccare. Le bestie “cattive” in araldica sono quelle che guardano direttamente in faccia l’osservatore, puntandolo con aggressività e pronte a combattere.
Il drago dei Vigili del Fuoco non è lì per minacciarci, ma per proteggerci. Lo stemma e il motto ci raccontano, simbolicamente, lo sforzo di domare il fuoco con generosità e coraggio. Il corpo del Vigli dei Fuoco ha, infatti, anche compiti di difesa civile.