Ladone era un drago di cui ci resta oggi solo una grande costellazione. Virgilio la chiama più modestamente “anguis” ovvero serpente, io preferisco Draco. Ladone si snoda intorno al polo nord celeste, circonda infatti l’Orsa Minore.
Ladone un tempo viveva sulla terra, nel giardino delle Esperidi. Lì, il suo compito era custodire un albero a cui la dea Era teneva moltissimo, quello che produceva mele d’oro.
Gea, la dea della Terra, aveva donato a Era questa meraviglia in occasione del suo matrimonio con Zeus. Era aveva affidato il giardino in cui cresceva quest’albero alle ninfe esperidi ma non si fidava totalmente di loro, ecco perché aveva aggiunto il drago. La bestia dormiva acciambellata attorno al tronco e non se ne allontanava mai.
Nel giardino delle Esperidi, posto ai confini del mondo, andava a riposarsi Apollo, dopo aver trainato il carro del sole tutto il giorno. I suoi cavalli pascolavano tranquilli e poco lontano da lì c’era Atlante, padre delle Esperidi, che sorreggeva il cielo sulle sue spalle.
Andò tutto bene fino al giorno in cui arrivò Ercole a compiere una delle sue famose fatiche.
L’eroe conosceva le Esperidi perché quando erano giovani le aveva salvate dai pirati e il furbacchione forse si approfittò della loro fiducia per entrare nel giardino. Altre fonti dicono che propose ad Atlante di sgranchirsi un attimo e prendere le mele, mentre lui reggeva il cielo al suo posto. Insomma, l’unico che rimase fedele al suo dovere fu il drago Ladone.
Ladone vide Ercole che si avvicinava grazie ai suoi cento occhi vigilanti e dette l’allarme urlando con le sue cento bocche. Ercole però aveva avvelenato le lame delle sue armi con il sangue velenoso dell’Idra di Lerna e ogni graffio provocato da queste era mortale. L’idra, per giunta, era sorella di Ladone, entrambi figli di Echidna e Tifeo.
Ercole riuscì quindi a uccidere Ladone e a rubare le mele d’oro. Il giorno dopo, arrivarono gli Argonauti e trovarono le Esperidi trasformate in alberi per il dolore (un pioppo nero, un salice e un olmo) attorno al cadavere di Ladone.
Era, che aveva allevato personalmente il drago, lo portò in cielo e lo mise a riposare tra le stelle.