Bootes, noto anche come il bifolco, è un pastore che urla dietro alle bestie che tirano il Grande Carro e tiene un falcetto nella mano sinistra.
Secondo la versione di Eratostene, Bootes in realtà sarebbe Arcade, figlio di Zeus e di Callisto. Sua madre si trova poco distante, nella costellazione dell’Orsa Maggiore, altro nome del Grande Carro. Callisto finì i suoi giorni trasformata in animale come capitava a molte amanti di Zeus. Arcade fu fatto a pezzi dal nonno, Licaone, e servito ben cotto insieme ad altre carni durante un banchetto. Licaone voleva vedere se quell’ospite inatteso che diceva di essere Zeus se ne sarebbe accorto.
Ops.
Zeus se ne accorse e trasformò Licaone in lupo, folgorò i suoi figli e rimise insieme Arcade riattaccando i pezzi. Arcade poi, una volta cresciuto e divenuto cacciatore, cercò di uccidere la madre con la lancia, non potendola riconoscere in forma di orsa.
Callisto cercò rifugio nel tempio di Zeus, da cui, ovviamente, i custodi cercarono di scacciarla. Zeus, stufo di dover continuamente rimediare ai suoi errori, trasportò tutti in cielo.
Bootes potrebbe anche essere Icario, che ricevette da Dionisio istruzioni su come coltivare la vite e produrre il vino. Purtroppo, la prima volta che i contadini assaggiarono la bevanda, si ubriacarono e pensarono di essere stati avvelenati. Uccisero Icario in preda all’ebrezza alcolica.
La chioma apparteneva a una regina d’Egitto, Berenice II. Essa fece voto di tagliarsi i capelli se il marito e fratello, Tolomeo III Evergete, fosse tornato vittorioso dalla guerra che era scoppiata poco dopo il loro matrimonio. Berenice portò la sua chioma nel tempio dedicato alla madre Arsinoe, ma nel giro di una notte l’offerta sparì. Conone di Samo, astronomo e matematico della scuola di Alessandria, disse che i capelli erano diventati una costellazione.
I due cani da caccia sono una novità del 1600, le stelle che li compongono appartenevano al Grande Carro. La stella con il cuore e la corona si chiama Cor Caroli e la dedicarono a Carlo I d’Inghilterra (il re decapitato durante la rivoluzione di Cromwell). Si dice che abbia brillato più intensamente del solito quando suo figlio, Carlo II, restaurò la monarchia.
Il quadrante murale era una volta la coda dell’Orsa Maggiore (o il timone del Grande Carro). Fu poi un astronomo francese, Joseph Jérôme de Lalande, a inventarsela alla fine del 1700, prendendo spunto dallo strumento che usava per lavorare. Oggi la costellazione è obsoleta, non la si trova più sulle moderne mappe del cielo. È rimasto il suo nome nello lo sciame meteorico delle Quadrantidi, che a gennaio cadono da quella zona del cielo.
Immagine | Urania’s Mirror, Londra 1825