Vedere un drago adulto è difficile. Molto più facile è vedere i cuccioli di drago nelle grotte. Questo è quello di cui, in perfetta buona fede, molti uomini e donne del passato fecero esperienza.
Di tanto in tanto, specialmente dopo piogge molto abbondanti che gonfiavano i fiumi sotterranei, fuori dalle grotte si potevano trovare strane creature bianchicce, cieche, con morbide piumette rosse dietro le orecchie, dotate di un lungo corpo da cui spuntavano quattro zampette e una lunghissima coda. Queste creature erano, ovviamente, cuccioli di drago.
Come molti cuccioli, anche quelli dei draghi nascono con gli occhi chiusi per aprirli in un secondo momento. Inoltre, sempre come accade ai piccoli di molti animali, la loro pelle è bianca e nuda. Non hanno peli, penne o squame a proteggerli. Nel caso dei cuccioli che nascono inetti, incapaci di badare a sé stessi autonomamente, queste protezioni non sono necessarie perché ci pensano i genitori a fornire tutto ciò che serve.
I cuccioli di drago descritti nel 1600
Il più famoso scrittore che documentò ufficialmente, descrisse accuratamente e diffuse in tutta Europa notizie sui cuccioli di drago che vivevano nelle grotte carsiche dell’Istria fu Johann Weichart Valvasor.
Costui era un nobile genio, discendente da parte di padre di una famiglia di commercianti bergamaschi e da parte di madre della nobiltà locale. Su invito di Halley (sì, quello della cometa), divenne membro della Royal Society e compose un’opera enciclopedica per descrivere la sua terra, la Carniola. L’opera, intitolata Gloria del Ducato di Carniola, era destinata ai cortigiani austriaci e francesi, e fu la prima “guida turistica” mai prodotta. Conteneva informazioni geografiche, biologiche, storiche, folkloristiche e geologiche ben documentate. Ci potete trovare, per esempio, la prima storia di vampiri mai scritta, quella ambientata in Istria con Jure Grando che per anni uscì dalla sua tomba e infestò il villaggio in cui era morto.
Valvasor fu il primo scienziato a interessarsi e capire alcuni fenomeni carsici e descrivere il proteo, pur ritenendolo, per l’appunto, un cucciolo di drago.
I protei
I protei sono anfibi che vivono la loro intera vita nelle acque buie delle grotte.
Si sono adattati alle caratteristiche di questo ambiente e non fanno la metamorfosi come gli altri anfibi, che nascono da uova deposte in acqua, ci trascorrono la giovinezza e ne emergono da adulti. I protei diventano adulti conservando l’aspetto dei giovani. Mantengono le branchie per respirare sott’acqua. Inoltre, dal momento che gli occhi al buio non servono a nulla, fanno affidamento su altri sensi per muoversi e procurarsi il cibo. In particolare usano il gusto e l’udito.