La cupidigia è un problema per tutti gli accumulatori compulsivi di tesori: nani o draghi che siano. La bramosia di possesso distoglie attenzione ed energie dalle altre attività vitali. Basti pensare alla vita sedentaria del custode designato di un tesoro che raramente esce dalla sua caverna: carenza di vitamina D, scarso tono muscolare, alimentazione monotona e vita sociale nulla, per non parlare dello stress dovuto al continuo stato di allerta e alle ferite riportate durante gli attacchi.
Fino a oggi la comunità scientifica riteneva giusto proteggere i draghi dalle ire nanesche vaccinandoli contro la febbre dell’oro fin da cuccioli. Si pensava che una specie in via di estinzione come i draghi andasse protetta a tutti i costi. Il vantaggio di limitare l’esposizione ai pericoli sembrava ripagare il costo di sopprimerne gli istinti naturali. Ora, dopo anni di sperimentazione, emergono i primi problemi.
Pare che ai draghi l’oro sia necessario per evitare i reumatismi. L’aspettativa di vita in salute di un drago privato del suo tesoro, o con tesoro sensibilmente ridotto, è molto inferiore rispetto a quella di un drago “normodotato”.
Al congresso annuale della Reale Società Dragologica, tenutosi a Beltane lo scorso fine settimana, è emersa la proposta di vaccinare i nani, invece dei draghi, contro la febbre dell’oro. Questo renderebbe immediatamente disponibili sufficienti tonnellate d’oro per riempire tutte le cucce del draghile di Andrea Wise (l’unico autorizzato in Europa). Come effetto collaterale ci sarebbe anche un miglioramento della salute dei nani.
Lascio la discussione agli amici di Sentieri Tolkieniani, nella speranza che riescano a convincere i nani ad accettare la punturina.