Un drago che vola sente, conosce e sfrutta i venti. Scrivendo un romanzo con i draghi, mi sono posta il problema delle situazioni di meteorologia fantasy e mi sono imbattuta nell’onda orografica.
In termini poveri, quando il vento deve scavalcare una montagna, esso viene deviato verso l’alto e si crea una turbolenza dopo il valico. Quella che vedete nella foto è una nube lenticolare e si forma quando si verificano le condizioni di cui sopra. Ruggine, una delle mie draghette, cerca proprio quel genere di nuvola per sfuggire a un inseguitore meno esperto di lei in venti di montagna.
Avendo ambientato la mia storia nelle Alpi, ho poi sfruttato le brezze di valle e di monte, che si formano a causa delle differenze di riscaldamento tra le superfici illuminate dal sole. Al mattino, le rocce sulle cime ricevono per prime la luce e scaldano l’aria che hanno sopra, facendola salire e richiamandone di fresca da valle. Alla sera avviene il contrario.
Avevo conosciuto le brezze al tempo della tesi di laurea di mio marito in fisica dell’atmosfera. Gli disegnai montagne, nuvolette e venticelli per la parte introduttiva della sua ricerca e quello che imparai allora mi torna utile oggi. La meteorologia fantasy non prescinde da quella reale!
Io non credo che un romanzo fantasy debba insegnare qualcosa ai lettori, non ho quindi scritto i capitoli sui venti usati dai draghi con scopo didattico. Credo che il romanzo debba essere divertente e parte del divertimento sta nel camminare sul confine tra fantastico e verosimile, passando da una parte all’altra senza accorgersene. Se un drago deve volare, allora lo farà sfruttando le stesse correnti usate dagli uccelli o da chi fa parapendio e avrà gli stessi problemi che hanno loro con le turbolenze.
Non ho bisogno della magia, mi basta la natura.