Nel cielo estivo si può intravedere la costellazione del Serpentario, un uomo che maneggia un enorme serpente. Per gli astronomi arabi si tratta di un incantatore di serpenti.
Gavin White ritiene che possa essere ciò che resta di una antichissima costellazione babilonese, rappresentante il serpente Nirah, messaggero del dio Ištaran. Per i greci rappresentava la lotta tra il dio solare Apollo e il serpente ctonio dell’Oracolo di Delfi.
Più avanti nel tempo, i greci associarono a quelle stesse stelle la vicenda di Lacoonte, il sacerdote troiano che cercò di rifiutare il dono dei “cavalli” lasciati sulla spiaggia dagli assedianti in ritirata. Poseidone fece uscire dal mare un serpente marino che stritolò Lacoonte e i suoi figli.
Per i romani il Serpentario era invece di Esculapio, il dio della medicina, che aveva osservato i serpenti usare delle erbe come cura per le malattie. Asclepio non riuscì a raccontare tutto quello che aveva scoperto perché Giove, temendo che con quelle cure poi nulla avrebbe più ucciso gli esseri umani, lo fulminò sul posto. Asclepio era figlio di Apollo e quando il dio seppe della sua morte, si infuriò con Zeus e si vendicò uccidendo a sua volta i ciclopi che forgiavano le saette di Zeus. Zeus concesse quindi a Esculapio l’onore di diventare una costellazione per placare Apollo.
Lo scudo di Sobieski e il toro di Poniatowski
Poco sotto la coda del serpente si vede uno scudo. Questa costellazione esiste per onorare il re di Polonia Giovanni III Sobieski che difese arditamente Leopoldo I a Vienna dall’assalto degli Ottomani. Si tratta di un insieme di stelle che ha questo nome solo dal 1690, pochi anni dopo la morte dell’astronomo Johannes Hevelius. Il re visitava spesso l’astronomo e manifestò la sua stima per lo scienziato, che veniva da una ricca famiglia di produttori di birra, esonerandolo dalle tasse sulla bevanda e consentendogli di venderla anche fuori dalla città d’origine.
Il toro è stato assemblato “rubando delle stelle” in parte a Ofiuco e in parte alla costellazione dell’Aquila. Siamo nel 1777 e l’abate Martin Poczobut, rettore dell’università di Vilnius, decide di omaggiare un altro re polacco, Stanislao II Augusto Poniatowski. La costellazione del Toro di Poniatowski non dura a lungo e ben presto gli astronomi riassegnano le stelle rubate alle costellazioni originarie.
Le cartoline con le costellazioni
L’immagine che ho scelto per illustrare questa costellazione viene da una raccolta di cartoline astronomiche pubblicate nel 1825, l’Urania’s Mirror.
Sul coperchio della scatola che le raccoglieva era disegnata Urania, la musa dell’astronomia e le cartoline erano forate in corrispondenza delle stelle principali. La grandezza del foro era proporzionale alla luminosità delle stelle. Si potevano quindi mettere le cartoline davanti a una sorgente luminosa e vedere le stelle brillare!
Il difetto tecnico di questa possibilità era che purtroppo bastava distrarsi un attimo, presi dalla meraviglia, per avvicinare troppo la cartolina alla fiamma delle candele. Nel 1800 le fonti di luce erano quasi tutte fiamme vive, Edison inventerà la lampadina a incandescenza nel 1878 e ci vollero decenni prima che questo oggetto potesse diffondersi nelle case.
Immagine | Urania’s Mirror, Londra 1825