Le mega tane che esistono in Brasile sono enormi, scavate nella roccia a colpi di artiglio da animali dotati di zampe poderose.
I primi geologi che le hanno esplorate ritenevano di avere a che fare con un fenomeno naturale. In molti luoghi della Terra le acque sono in grado di insinuarsi nelle rocce, scioglierle e, col passare dei millenni, aprire delle grotte di dimensioni anche notevoli. I ricercatori si sono ricreduti quando si sono trovati davanti le unghiate, assolutamente tipiche dell’intenzionalità di una creatura vivente e irriproducibili dai fenomeni naturali. Queste gallerie non sono casuali, sono proprio tane di animali enormi!
Le mega tane sono di due tipi, le più grandi sono lunghe fino a un centinaio di metri, larghe quattro e alte due. Insomma, un uomo ci entra comodamente in piedi. Le più piccole hanno solo un metro e mezzo di diametro (quasi come un buco Hobbit).
Oggigiorno quasi la metà dei mammiferi viventi ha una tana in cui passa buona parte del suo tempo. Pare quindi probabile che siano esistite almeno due specie di animali giganti, autori delle mega tane. Uno forse era un bradipo gigante. Quando dico che il Megatherium era “gigante” intendo lungo 6 metri e grosso come un elefante. L’altro era forse un armadillo, sempre enorme.
Le rocce in qui questi animali hanno scavato variano dalle arenarie e altre sedimentarie più o meno consolidate fino ai più ardui graniti e basalti. La datazione degli scavi indica il plio-pleistocene, ovvero il lasso di tempo in cui il clima terrestre inizia a raffrescarsi fino a dar corso alle glaciazioni. Il raffreddamento fu lentissimo e molte specie animali ebbero il tempo di evolvere aumentando la propria stazza per resistere meglio al freddo. Un animale produce calore con la sua massa e lo disperde attraverso la superficie corporea. Per mantenersi caldo può aggiungere uno strato isolante (grasso e pelliccia) e diventare più grande e sferico (regola di Bergmann).
Noi, in quel periodo, vagavamo ancora col nostro clan di Australopitechi nelle pianure africane. Appare quindi poco probabile che qualcuno di “noi” sia stato mangiato da qualcuno di “loro”. Se però delle tane simili venissero trovate in Europa, magari intorno al mio draghile… ecco… avvisatemi!
Via | Ichnos – rivista scientifica dedicata alle tracce di piante e animali