I poteri magici dei ricci di mare

furto di uova. Riccio di mareLo scheletro dei ricci di mare ha fori e tubercoli molto gradevoli. Ritenuti troppo belli per essere naturali, sono stati dotati di poteri magici per secoli.

Nell’antichità si credeva che possedere un uovo di serpente aiutasse a vincere nelle liti. La versione africana della stessa storia riferisce però che l’uso più diffuso fosse aiutare le donne a partorire più facilmente.

Plinio il Vecchio ci racconta di come i Galli riescano a procurarsi il portentoso ovum anguinum, ignoto ai greci.

Occorre trovare un nido di serpi e avvicinarsi cautamente.
I serpenti, ci dice Plinio ma voi non credetegli sempre, covano le loro uova avviluppandole nelle spire e nella schiuma della saliva. Ogni tanto si passano l’un l’altro un uovo, mantenendolo in volo con il flusso d’aria del loro sibilo. Bisogna intercettare l’uovo e prenderlo con il mantello. Plinio indica esplicitamente il sago, il mantello di lana grezza dei soldati, che i Celti coloravano in modo più vivace e variopinto dei romani.

A questo punto, senza far cadere l’uovo, occorre fuggire a gambe levate. Plinio suggerisce di farlo a cavallo perché le serpi sono parecchio veloci e potrebbero raggiungervi facilmente. Attenzione, se l’uovo dovesse cadere per terra, perderebbe immediatamente tutti i suoi poteri magici.

Lo studioso Kenneth J. McNamara ha raccolto testimonianze archeologiche sparse in giro per il mondo relative alle uova magiche e ci ha ragionato sopra.

Phyllacanthus imperialis. Foto di Frédéric DucarmeMcNamara si è accorto che quelle considerate uova di serpente sono in realtà scheletri di echinodermi. In alcune località li chiamano pani delle fate o pesi da telaio dei folletti. 
Oltre a quanto detto prima, pare che possedere uno di questi meravigliosi fossili possa proteggere dalla sfortuna, dalle malattie e dai colpi di fulmine durante i temporali.

In particolare, ha trovato delle sepolture in cui gli scheletri dei ricci di mare giacevano tutt’attorno al corpo del defunto. I ricci di mare nelle sepolture erano lì per aiutare il morto nel suo viaggio nell’aldilà.

La più antica traccia dell’interesse per questi oggetti è una ascia di Homo heidelbergensis, impreziosita dall’aggiunta di uno scheletro di riccio di mare. Se l’argomento vi interessa, vi segnalo il libro di McNamara, The Star-Crossed Stone, pubblicato dall’università di Chicago.

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