A Natale non sono tutti più buoni, anzi! In giro ci sono stormi di esserini svolazzanti che si allenano per la caccia selvaggia. È il tempo in cui regnano gli oscuri, gli Unseelie. È il momento dell’anno in cui hanno origine molti guai, destinati a crescere col tempo. Il dio Giano, custode delle soglie, spalancava le porte e permetteva al Piccolo popolo di viaggiare tra gli umani portando un vento di novità.
Quest’anno la novità gira intorno alle decorazioni di stagione. Un nuovo ceppo di fatine natalizie lampeggianti si è dimostrato subito molto pericoloso: i loro morsi sono dolorosi e profondi. Alcune di esse, quando infastidite, sono anche capaci di usare la clava e la mazza chiodata.
Dove sono finite le classiche fatine che eravamo abituati a veder svolazzare leggiadre attorno agli alberi di Natale delle fate? Un gruppo di ricerca guidato dal professor Hogg Brandistock dell’università di Virtel ne sta allevando alcuni esemplari in cattività per venire a capo del mistero.
Dalle prime indiscrezioni pare che ci sia stata una ibridazione tra alcuni individui del popolo del muschio (Microelfus muschiosus) e le fatine natalizie classiche della specie Lampiris natalis. Qualcuno parla addirittura di un evento paragonabile al ratto delle Sabine, di cui vediamo oggi i figli.
Esiste anche un filone comportamentista, secondo il quale la mutazione non ha basi genetiche, ma solo culturali. I maschi delle Lampiris natalis si sono stufati di essere relegati in cucina a spignattare e si sono dati alla bella vita, prendendo il posto delle loro femmine dopo aver vinto la loro piccola rivoluzione sessuale.
Sono necessari ulteriori ricerche (e ovviamente finanziamenti adeguati) per risolvere il mistero delle fatine natalizie. Se volete, potete contribuire con una donazione o allevando in casa una batteria di fatine mordaci per inviarle poi ai test di laboratorio.
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