I draghi di Pern sono organismi geneticamente selezionati

Le talgie dei draghi di PernI draghi di Pern sono un ottimo esempio di selezione artificiale. Nel ciclo di Pern, iniziato da Anne McCaffrey ed espanso dai figli Todd e Gigi, se ne può seguire l’evoluzione attraverso i secoli.

Tutto iniziò con la colonizzazione di Pern e la scoperta che, ciclicamente, un pianeta dello stesso sistema solare di Pern, la Stella Rossa, sarebbe passato abbastanza vicino da infettarlo. La minaccia viene dal cielo sotto forma di fili contenenti spore capaci di consumare la vegetazione. Questi fili possono essere bruciati efficacemente dalle fiammate di un drago e, pertanto, la genetista Kitti Ping Yung alterò le lucertole di fuoco e le trasformò nei draghi che conosciamo.

Draghi progettati geneticamente

Kitti Ping Yung partì da creature anfibie, i dragonet, e per prima cosa le rese più adatte alla vita sulla terraferma, ottenendo le lucertole di fuoco. Ne aumentò poi le dimensioni fino a renderle cavalcabili e lo fece in modo graduale, un pochino per ogni generazione, fino a raggiungere le misure programmate finali.

I draghi di Pern sono animali a sangue caldo, con un sangue di colore verde a base di rame. Sono ricoperti da una pelle liscia come seta (non da squame) e il colore della pelle dipende dalla quantità di ferro, nichel e cobalto che contiene. I draghi di Pern non hanno corna appuntite ma bernoccoli simili a quelli delle giraffe. Sono carnivori e pare defechino dall’estremità della coda.

Gli spostamenti avvengono in modalità differenti a seconda delle necessità. Hanno sei arti: quattro zampe per le piccole distanze e due ali per le medie e il volo nuziale. Per le lunghe distanze, per evitare collisioni e per trasportare carichi possono usare il teletrasporto viaggiando “nel mezzo”.

I colori e le caste

Ciclo di PernI draghi di Pern derivano i loro colori da quelli delle lucertole di fuoco. I colori sono anche una indicazione delle dimensioni massime raggiungibili dai draghi. Le regine sono enormi, rarissime e dorate; possono superare i 40 metri di lunghezza e sono incapaci di fiammare. Si pensa che questo handicap sia stato voluto proprio per evitare che le uniche femmine fertili della specie siano danneggiate durante il passaggio dei fili.
I soli maschi che possono ambire ad accoppiarsi con loro sono i grandi bronzei. Questi sono gli unici ad avere una speranza di raggiungerle durante il volo nuziale.
I marroni e i blu sono maschi ancora più piccoli, arrivando a 30 e 25 metri di lunghezza, rispettivamente.

Ci sono poi le femmine verdi, che con i loro 20 metri sono le più piccole tra tutti i draghi e costituiscono metà della popolazione di draghi. Queste femmine sarebbero fertili se non masticassero le pietre focaie necessarie a fiammare per distruggere i fili. Le loro progenitrici selvatiche, le lucertole di fuoco verdi, deponevano uova ma non si curavano dell’allevamento dei piccoli. Il risultato di queste mancate cure parentali era la scarsissima sopravvivenza della progenie.

Il drago bianco della copertina qui a fianco è un’eccezione. Non sarebbe riuscito a rompere il suo guscio, se non fosse stato aiutato, e ha caratteristiche piuttosto diverse dagli altri draghi.

Telepatia e imprinting

Le abilità telepatiche e l’imprinting su un umano sono frutto del processo mentasynth. Questa tecnologia ha amplificato le possibilità latenti e le ha rese geneticamente stabili e trasmissibili. L’imprinting su un essere umano alla nascita è una misura per poter controllare i draghi. La stessa motivazione ha portato a inoculare nei draghi anche l’istinto di suicidarsi volando nel mezzo in caso di morte del dragoniere. Kitti Ping Yung non voleva che un drago addolorato, magari furioso per aver assistito telepaticamente all’assassinio del suo cavaliere, potesse andarsene in giro da solo.
Il suicidio segue immediatamente la percezione della morte del compagno, tranne per le regine gravide, che rimandano l’atto a dopo la deposizione delle uova e alla schiusa dei cuccioli.


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