Dicono che il drago più grande d’Italia, da questo fine settimana, sia il Thyrus di Terni.
Lo potete vedere nella rotonda Filipponi, tra il fiume Nera e l’ingresso del Polo museale Caos a Terni. È alto 4,65 metri e pesa 10 tonnellate perché fatto da lastre d’acciaio.
Il progetto è dello scultore Marco Diamanti e del designer Jacopo Cardinali (Materie Unite).
La leggenda del Thyrus di Terni
La leggenda medievale attribuisce al drago la colpa della cattiva salute di chi viveva vicino alle paludi. Il drago venne sconfitto (le paludi bonificate) e tutti da allora vissero felici e contenti.
Il drago di travertino custodito a Palazzo Spada ha le fattezze di una viverna, così come rappresentata nei bestiari medievali. Ha il muso da cane e questo è un tratto tipico dei draghi italiani dai tempi degli antichi romani fino al 1850. Ha due zampe da uccello, con artigli d’aquila, che derivano dalla divinità persiana Simurg, giunta in Italia con o le bandiere da guerra dei Daci (come spiego più nel dettaglio ne Le migrazioni dei draghi).
La statua del Thyrus di Terni
L’aspetto di Thyrus è decisamente antropomorfo. Di viverna ha la testa, la coda, delle alucce sugli avambracci e i piedi. Il resto sono muscoli da atleta olimpico indiscutibilmente umani.
Questa scelta tradisce piuttosto palesemente il desiderio dei ternani di identificarsi nel simbolo scelto. Alla creatura ideale si attribuiscono la forza e la resistenza dell’acciaio, oltre che un passato leggendario unito a tecnologia e industria modernissime. Questo drago non ci parla di draghi reali, ma di ternani ideali. Ci racconta le qualità che la popolazione ammira, i modelli a cui si ispira, l’identità che si attribuisce e l’immagine di se stessa che vuole proiettare all’esterno. I simboli hanno il potere di fare tutto questo. Apprezzo che per esprimere tutto ciò si sia deciso di costruire la statua di un drago.
È davvero il drago più grande d’Italia?
Fino a poco tempo fa il drago più grande d’Italia era Vaia, a Lavarone; era alto 6 metri e lungo 7. Fu costruito da Marco Martalar usando il legname degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia del 2018. Il drago è stato distrutto da un incendio nel 2023 e ieri Vaia è rinato dalle sue ceneri.