I Visconti comprarono il titolo nobiliare di duchi da Venceslao il pigro e ci riuscirono perché l’imperatore aveva un gran bisogno di soldi.
Venceslao di Lussemburgo divenne re dei romani da giovanissimo: aveva solo 15 anni e acquisì pieni poteri due anni dopo, alla morte del padre Carlo IV nel 1378.
Nel duomo di Monza c’è un rilievo di Matteo da Campione con l’arciprete locale che depone la corona ferrea sul capo di Venceslao. Il fatto non è probabilmente mai avvenuto. Di solito è un papa che incorona un re, ma al tempo dello Scisma d’Occidente, con due papi in carica allo stesso tempo, invitarne uno o l’altro a una cerimonia del genere avrebbe creato difficoltà di protocollo notevoli. Ci fu invece una incoronazione nel 1376 ad Aquisgrana, senza l’approvazione di papa Gregorio XI, a cui partecipò il vescovo di Colonia.
La vita dissoluta dell’imperatore
Non appena Venceslao fu libero di comportarsi a suo piacimento, preferì dedicarsi alla caccia e ai banchetti che ai doveri di regnante. Si guadagnò il soprannome “il pigro” e spese una fortuna in divertimenti. Si trovò presto a corto di contanti.
Avendo già impegnato i proventi delle tasse, Venceslao il pigro decise di far cassa vendendosi i titoli nobiliari minori. Il suo primo cliente fu il cugino Jobst, margravio di Moravia, che nel 1388 ricevette la corona di duca di Lussemburgo e quella di conte di Chiny.
Venceslao era di temperamento iracondo. Nel 1393 fece arrestare, torturare e affogare nella Moldava il confessore della moglie perché si rifiutava di riferirgli i peccati di cui era a conoscenza.
Non andava molto d’accordo con i suoi nobili, che nel 1394 organizzarono un rapimento. Venceslao fu rinchiuso in un castello austriaco fino a quando non arrivò il fratello a liberarlo. Non si sa se corruppe una donna per farlo scappare o se trattò per la sua liberazione in cambio di concessioni che l’imperatore non era assolutamente disposto a mettere in atto.
Le famiglie italiane se ne approfittarono
Venceslao decise allora di creare nuovi nobili e il 2 dicembre 1394 concesse a Francesco I Gonzaga di inquartare lo stemma dei Gonzaga del leone di Boemia. L’anno dopo toccò a Gian Galeazzo Visconti diventare duca di Milano (cosa che costò 100.000 fiorini). L’operazione si ripeté nel 1396 quando Gian Galazzo divenne conte di Pavia e nel 1397 con il titolo di Dux Lombardiae.
La vecchia nobiltà non gradì questa mossa e nel 1396 Venceslao finì commissariato da un consiglio di nobili e vescovi, che aveva il potere di approvare o respingere ogni sua decisione. Alla fine Venceslao venne deposto e gli succedette il cugino Jobst.
L’aquila imperiale che compare nello stemma dei Visconti a partire dal 1395 è la stessa che sventolò sulle rovine di Milano alla fine dell’assedio del 1162, condotto da Federico I Hohenstaufen detto il Barbarossa.