La Boitatá è una creatura leggendaria che terrorizza con la sua presenza luminosa e il suo andamento sinuoso. Nelle notti scure delle foreste brasiliane, questo drago di fuoco si aggira tra gli alberi, lasciando una scia di luce che danza tra felci. Le sue apparizioni sono fugaci, durano solo per pochi istanti, quando il chiarore del suo corpo si riflette sulle foglie umide.
Si dice che la Boitatá vegli sulle terre boschive, proteggendo la natura dagli incendi. Il suolo della foresta, una volta bruciato per fare spazio a campi coltivati, resta fertile per pochissimi anni e poi non riesce più a tornare verde e lussureggiante com’era prima. La Boitatá è in gradi di uccidere chi sfregia in questo modo la foresta.
Le fonti storiche
Le prime testimonianze storiche della Boitatá risalgono al XVI secolo. Padre José de Anchieta, missionario gesuita, documentò nel 1560 gli avvistamenti di questa creatura nei suoi scritti. Anchieta descrisse il Boitatá come un serpente di fuoco, un’entità che si muoveva con eleganza tra gli alberi, emanando una luce abbagliante. Le sue parole riflettono il timore e la meraviglia dei nativi che vivevano nella foresta e vedevano nella Boitatá un guardiano e un custode. Questi resoconti sono fondamentali per comprendere come la leggenda si sia radicata nella cultura locale e abbia attraversato i secoli.
Oggi, la scienza offre una spiegazione più razionale per il fenomeno associato al Boitatá: i fuochi fatui. Questi bagliori notturni sono causati dall’ossidazione di fosfina e diphosfina, gas che emergono dalla decomposizione di materia organica nelle paludi e nelle foreste. Quando questi gas entrano in contatto con l’ossigeno dell’aria, si innesca una reazione chimica che produce una luce fioca e intermittente, spesso percepita come un fuoco vagante.
Sebbene la scienza possa spiegare il fenomeno, la leggenda del Boitatá continua a vivere nella memoria collettiva e arricchisce il folklore brasiliano.